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[Puro Veleno]

Sciuscià è un fumetto di cui ho sentito parlare da almeno 40 anni.
E sempre con toni elogiativi.
Serie che conobbe un notevole successo nell’immediato dopoguerra.
Ma non ricordo di aver da ragazzo mai avuto occasione di leggere qualche albetto sparso.
Nei primi anni Novanta ci fu nelle edicole l’apparizione di volumi (ed. Dardo) che riproponevano la saga, ma all’epoca ero molto più concentrato sull’attualità e trascurai l’offerta di recupero a disposizione.
Negli ultimi anni sono invece andato spesso alla ricerca di queste pubblicazioni d’antan per colmare delle lacune e per farmi una personale idea sull’effettiva bontà delle opere.
Ho così acquistato la prima serie che fu pubblicata la prima volta dal 1949 al 1951 su 144 albi a striscia.
Quella che ho io è però la ristampa amatoriale che nel 1975 l’editore Silvio De Miceli realizzò con 48 albi che tre per volta riproponevano le strisce d’epoca in maniera cronologica.


Gli autori non sono accreditati nel fascicolo, tuttavia vengono generalmente indicati per i testi Tristano Torelli e Renzo Barbieri, mentre per i disegni e le copertine Ferdinando Tacconi e Franco Paludetti.


Il fumetto è considerato piena espressione del genere neorealista per i temi trattati.


Impressioni personali:
meglio di quanto mi aspettassi. Soprattutto i dialoghi sono scorrevoli e, a volte, brillanti. La trama è serrata. D’altronde nell’arco di 32 misere strisce (non tavole, badate bene) bisognava offrire ai lettori azione e colpi di scena quasi a raffica. Immancabili i cliffhanger finali (nella prima striscia il protagonista è proprio aggrappato a un arbusto a strapiombo sulla scogliera) per costringere il lettore ad attendere con trepidazione il numero successivo.
I disegni sono buoni, maggiormente curati i personaggi, un po' minimalisti gli sfondi.
Stiamo parlando di un fumetto ambientato in Italia (cosa non proprio frequente) e che parla della Storia nostra. Siamo infatti immersi nella Seconda Guerra Mondiale con gli Anglo-Americani che stanno faticosamente risalendo la Penisola con Roma ancora occupata dai tedeschi.

Sinossi del primo numero:
Nico, un ragazzo di quindici anni, profugo in un paesino dell’Italia meridionale occupata dagli Alleati, è stato prescelto dal Capitano Wickers, del servizio segreto di un reparto americano, di recapitare a Roma, ancora occupata dai tedeschi, un messaggio cifrato. Il messaggio viene nascosto sotto un’assicella di legno nel fondo della cassetta da lustrascarpe di Nico che, per un equivoco, viene chiamato dagli americani Sciuscià. Questo soprannome gli resterà e sostituirà il suo vero nome. In attesa dell’imbarco per essere condotto nelle linee nemiche, la cassetta viene portata via a Sciuscià da una spia tedesca che, inseguita dal ragazzo, lo obbliga a gettarsi in un burrone dove Sciuscià resta miracolosamente aggrappato a un arbusto. Frattanto Fiammetta, una ragazza amica di Sciuscià, si impadronisce a sua volta della preziosa cassetta che la spia ha lasciato momentaneamente incustodita e, dopo una drammatica lotta con la spia resta definitivamente in possesso della cassetta. Frattanto Sciuscià, rimasto sospeso nel vuoto e stremato ormai dal lungo sforzo, sta per lasciarsi precipitare nell’abisso.






Ecco la presentazione dell’editore in terza di copertina:

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