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ULTIMA THULE - Recensione di GIAMPIERO BELARDINELLI

 

Ultima Thule , Zagor Gigante n. 479 (Zenith 530)

Discesa nel Maelstrom , Zagor Gigante n. 480 (Zenith 531)

I fuorilegge della valle nascosta , Zagor Gigante n. 481 (Zenith 532)

Il trono degli dei , Zagor Gigante n. 482 (Zenith 533)

Soggetto e sceneggiatura di Mauro Boselli

Disegni di Raffaele Della Monica

Copertine di Gallieno Ferri

Giugno/Settembre 2005 - 376 tavole

Con perfetto sincronismo con la precedente storia di Burattini e Ferri, Boselli porta a termine la saga di Richter e chiude così il cerchio aperto con l’avventura Il segreto dei Sumeri. Lo sceneggiatore recupera i personaggi di Dexter Green e il suo assistente Yambo. Inoltre, riporta in pista, o meglio in mare, la Dragoon di Honest Joe e, dopo molti anni, nientemeno che Guthrum e i suoi vichinghi.

Zagor e Cico si trovano a Tampa (in Florida), dove si imbarcano sulla nave di Honest Joe. Però, all’insaputa del Messicano, invece di far vela verso Darkwood, Zagor e Honest Joe si dirigono alle Azzorre, dove li attendono Green e Yambo. Di lì, sulle tracce di Richter, i Nostri prendono il largo in direzione dell’Islanda.

Con quest’avventura lo sceneggiatore torna ad una scrittura classicamente boselliana. Boselli ha architettato una vicenda che è un autentico invito per i viaggiatori avventurosi. Nel primo albo è stupefacente il modo con cui l’autore ha raccontato gli incroci del destino dei Nostri: se pensiamo alle difficoltà delle comunicazioni nell’Ottocento, l’appuntamento “volante” alle Azzorre è una sorta di “magia” che farebbe impallidire anche il più tecnologico dei viaggiatori odierni.

Con un intelligente lavoro filologico, Boselli ha inglobato in un unico affresco tutte le vicende in cui si sono narrati fatti ricollegati alle civiltà perdute, Atlantide in testa, da Le sette città di Cibola a Il mistero dell’Unicorno. Magari ultimamente questo spunto è stato un po’ troppo inflazionato, ma Boselli è riuscito a trattarlo con efficacia. Lo Zagor di Boselli sembra legato in maniera indissolubile a un ancestrale passato. L’avventura sale sia quando si narra di civiltà antidiluviane, sia quando irrompono nelle pagine delle tempeste dall’immane potenza. Le sequenze in cui la Dragoon sembra precipitare nello spaventoso gorgo del Maelstrom sono rese con vivida potenza dai pennelli di Raffaele Della Monica.

Con lo sbarco in Islanda, l’avventura si inserisce sul solco già utilizzato da Boselli ne Il clan delle isole. Vediamo, ad esempio, il ricorso alla figura del fuorilegge mascherato (in Scozia Capitan Midnight), che in realtà è un patriota che si batte contro l’arroganza dei potenti. Qui, il potente di turno è il diabolico Richter, con cui il “mascherato” Eyvind ha un conto in sospeso. Boselli ci presenta inoltre la figura del forzuto Bork, dalla malvagità più esibita che reale, il quale porta a termine la sua evoluzione passando definitivamente dalla parte dei Nostri. È un trucco narrativo, un “bosellismo”, che in realtà non riesce a sorprenderci come in altre occasioni. A completare la comparazione con l’avventura scozzese sopraccitata, c’è il ricorso ai temi cari a Boselli del feuilleton, con tanto agnizione, cioè il riconoscimento di un familiare disperso.

I primi tre albi sono disseminati da trovate da antologia: le sequenze in cui Felix, sfuggito a Bork e nascostosi in un misero rifugio, sogna di incontrare Zagor, che a sua volta passa inosservato vicino al suo nascondiglio; l’incontro/scontro tra i vichinghi e gli abitanti di Reykjavik e la successiva cena riconciliatrice, una tipica soluzione boselliana adottata anche alcune sue avventure di Tex.

Il quarto albo tira le fila dell’avventura e tutti protagonisti si trovano all’appuntamento col destino (lo stesso schema della precedente storia di Burattini e Ferri). La conclusione resta la parte meno interessante, forse perché Boselli ha caricato di così tante attese il racconto che qualsiasi soluzione rischiava di apparire poco soddisfacente. C’è forse un eccesso di sproporzione rispetto al resto dell’avventura, con un Richter che si tramuta in villain di stampo superoistico, che rischia di lasciare i lettori emotivamente distanti dagli eventi narrati.

Questa lunga avventura chiude un ciclo on the road che ci lascia in eredità qualcosa di incompiuto: un cattivo come Richter che non riesce ad imporsi rispetto a figure del recente passato; e delle avventure potenzialmente valide ma che si perdono un po’ nei finali. Per fortuna, però, siamo lontani da un declino narrativo di Boselli e Burattini, autori capaci di sorprenderci positivamente anche in storie non del tutto riuscite…


Il Voto ****

Legenda
* Pessimo
** Scarso
*** Sufficiente
**** Buono
***** Ottimo
****** Capolavoro