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I BASSIFONDI DI NEW ORLEANS - Recensione di GIAMPIERO BELARDINELLI

I bassifondi di New Orleans, Zagor Gigante n. 474 (Zenith n. 525)

Sulla pista del nemico , Zagor Gigante n. 475 (Zenith n. 526)

Nella giungla dello Yucatan , Zagor Gigante n. 476 (Zenith n. 527)

La città nella palude , Zagor Gigante n. 477 (Zenith n. 528)

Piramide di sangue , Zagor Gigante n. 478 (Zenith n. 529)

Soggetto e sceneggiatura di Moreno Burattini

Disegni e copertine di Gallieno Ferri

Gennaio/Maggio 2005 - 470 tavole

Avventura ed esotismo

Una storia che, per lunghezza, ci riporta agli anni Settanta; un periodo in cui la produzione bonelliana (da Tex a Mister No) era caratterizzata da avventure di ampio respiro che non di rado superavano le 300 tavole. L'impegno che Moreno Burattini e Gallieno Ferri - uno specialista in storie di considerevole lunghezza - hanno profuso in questo racconto è senz'altro degno di nota. L'avventura è tra le più gradevoli degli ultimi cinque anni zagoriani, però inferiore a diverse storie burattiniane di minore ampiezza. Il pregio principale dello sceneggiatore è quello di aver realizzato un'avventura esotica come capita di rado di leggere in unfumetto o di assistere al cinema. I primi due albi sono memorabili, con un dosaggio equilibrato di azione, umorismo e approfondimento psicologico. In questa fase, lo sceneggiatore ha evidenziato la filosofia libertaria dello Spirito con la Scure, che, senza tentennamenti, non esita a trasgredire la legge pur di aiutare gli amici. Zagor si conferma un personaggio carismatico e privo di esitazioni dettate dal politicamente corretto. E a proposito di correttezza politica, le sequenze del sacrificio di sangue nella città di Nuova Tenochtitlan (nel finale del primo albo) hanno infastidito un lettore, il quale ha protestato con l'editore. È legittimo non condividere una scelta, però le sequenze incriminate, oltre che superbe, sono storicamente corrette; senza dimenticare che censurare è come rifiutare di vedere il lato oscuro della realtà. E questo è un lusso che non possiamo permetterci.

Una, nessuna, cento storie…

Dal terzo albo, come è stato già evidenziato su uBC, la trama architetta da Burattini perde alcune delle sue caratteristiche migliori. La vicenda si conferma un complesso intrigo degno dei classici bonelliani, però il ritmo elevatissimo ha fatto perdere all'avventura spessore psicologico ai tantissimi protagonisti della vicenda. Inoltre, si avverte la mancanza di un intenso richiamo emotivo e l'azione di Zagor, dinamica e serrata, questa volta non si coniuga con le tipiche riflessioni della scrittura nolittiana cui ci ha spesso abituato Burattini. Il dramma che si consuma nella città di Nuova Tenochtitlan è uno spettacolo degno di un kolossal, e come molti kolossal si rivela in parte deludente. Forse avrebbe giovato alla vicenda un coinvolgimento di Zagor, al fianco del generale Maxtli, come artefice della rivolta contro i sanguinari Cuitluhuac e Izcalli…

Ferri l'intramontabile

La parte grafica al contrario si mantiene per tutti i cinque su livelli di eccellenza. Certo, si possono trovare delle imprecisioni in alcune vignette, però le emozioni regalateci dal Maestro Ferri sono ineguagliabili. Dopo quasi quarantacinque anni di ininterrotto lavoro zagoriano, Ferri disegna con un entusiasmo raro e prezioso, talmente raro che anche i lettori delle ultime generazioni non finiscono di stupirsi dinanzi alle sue tavole.

E soprattutto per merito di Ferri che ho dato alla storia un pallino in più…


Il Voto *****

Legenda
* Pessimo
** Scarso
*** Sufficiente
**** Buono
***** Ottimo
****** Capolavoro