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ALMANACCO AVVENTURA 2006 - Recensione di GIAMPIERO BELARDINELLI

  Il tesoro di Digging Bill

Almanacco dell'Avventura 2006

Soggetto e sceneggiatura di Luigi Mignacco

Disegni di Paolo Bisi

Copertina di Gallieno Ferri

Ottobre 2005 - 94 tavole

Mignacco è uno sceneggiatore che ama le sfide e non esita ad utilizzare dei personaggi classici e fondamentali dell’epopea nolittiana: dopo Virginia, Fishleg e la sua ciurma nel Maxi del 2004, ora riprende il cacciatore per antonomasia Digging Bill. L’ultima apparizione del personaggio è datata gennaio 2001, nell’albo Le guerriere della savana (Zagor Gigante n. 426).

L’esiguo numero di pagine, per i canoni zagoriani, ha suggerito allo sceneggiatore di limitarsi a un racconto “minimalista”, in cui scorgiamo le evoluzioni dello scavatore dall’uscita di prigione alla ricerca dei documenti sul fantomatico tesoro, un’idea che riporta all’interpretazione sclaviana (cfr. il duecentesimo albo della serie).

Zagor e Cico sono a Port Whale e vengono a conoscenza di notizie poco rassicuranti sul conto del Nostro: senza esitazioni, i due amici si mettono sulle tracce di Digging.

A dispetto della linearità dell’avventura, Mignacco ha saputo raccogliere la sfida e ha interpretato con estrema abilità la non facile figura di Digging Bill. L’autore ha recepito la lezione nolittiana e ha confermato in Digging Bill quelle sfumature ambigue che ne fanno un personaggio picaresco: egli è sempre pronto all’inganno o al sotterfugio pur di soddisfare il proprio amore per i tesori. Tale atteggiamento potrebbe far pensare che sia l’avidità a spingerlo all’azione, ma se analizziamo attentamente il personaggio, come ben sanno gli appassionati zagoriani, ci si rende conto che la molla che fa muovere Digging Bill è una continua sfida con se stesso e soprattutto un insopprimibile desiderio di ricominciare, ogni volta, con una nuova ricerca. Insomma, la ricerca in sé è la filosofia diggingbilliana. Una concezione della vita che ne fa un sognatore, un simbolo di tutti coloro che amano perdersi negli infiniti spazi dell’immaginario collettivo e correre a perdifiato in avventure mirabolanti. Nelle pagine sceneggiate da Mignacco tutto questo traspare in maniera chiara, ed è un merito di non poco conto.

E non dimentichiamo la dimestichezza che l’autore ha dimostrato nell’interpretare la complessa personalità dello Spirito con la Scure. L’eroe non è che debba svolgere chissà quale “missione”, però è ammirevole la disinvoltura con cui risolve a suo favore una situazione di netta inferiorità numerica. Zagor appare scattante, intuitivo, riflessivo, intelligente, grintoso… Un personaggio classico come Zagor, oltre ad altri aspetti, deve eccellere in determinazione ed esperienza. Uno Zagor, per fare un esempio, che volti ingenuamente le spalle a un avversario è quanto meno risibile: Mignacco non cade nel tipico errore in cui incappava coscientemente Toninelli. Anche Cico riesce a rubare la scena in alcune situazioni, come quando, a pagina 122, evita che Zagor venga ucciso mentre è già impegnato in un duello con un altro avversario.

Chiudiamo questa recensione con la lieta novella del debutto zagoriano di Paolo Bisi, già eccellente interprete di Mister No. Rispetto alle sue prove “amazzoniche”, Bisi ha alleggerito le campiture dei neri - magari a causa dell’ambientazione dell’avventura - a favore di un’estrema leggibilità. Il suo Zagor mostra un volto più “in carne” rispetto al modello di Ferri: ricorda vagamente l’interpretazione data dal compianto Michele Pepe. Buona e disinvolta l’interpretazione di Cico e addirittura magistrale la resa di Digging Bill. Nelle 94 tavole del racconto, Bisi mostra un’apprezzabile capacità di ricostruire gli ambienti ottocenteschi della saga. Inoltre, va sottolineata la ricerca di inquadrature particolari e insolite, frutto dell’intesa professionale con l’amico misternoiano Luigi Mignacco.


Il Voto ***1/2

Legenda
* Pessimo
** Scarso
*** Sufficiente
**** Buono
***** Ottimo
****** Capolavoro