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Asta CATAWIKI Tex e Zagor
DARKWOOD NOVELS - miniserie n° 1-6
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Autore Messaggio
Doc Lester 1975
Iper Zagoriano
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MessaggioInviato: Mar Giu 30, 2020 4:14 pm    Oggetto: Rispondi citando

Angelo1961 ha scritto:
Infatti, per me è un maxi in origine che è stato deciso di suddividere in miniserie... Very Happy

Think Ora che mi ci fai pensare, potrebbe davvero essere così...
Comunque, io ho appena riletto le 420 pagine di Kandrax il mago con tutta la loro meravigliosa ed avvincente lentezza, e sono sempre più convinto che questa tendenza a "minimizzare" le storie sia un autogol per il fumetto ed un'occasione persa per aiutare i più giovani ad appassionarsi alla lettura. Poi non lamentiamoci se crescono semianalfabeti. Anche il fumetto faceva la sua parte, soprattutto con ottimi dialoghi e didascalie, nell'educazione alla lettura.
https://catania.liveuniversity.it/2019/12/03/studenti-italiani-rapporto-ocse-pisa/
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Supercoppa, Milan-Inter 0-3
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Luca Barbieri ha scritto:
Sergio Bonelli ha sempre prestato estrema attenzione alla plausibilità degli avvenimenti, base fondante di una convincente "sospensione dell'incredulità". Nolitta ha ben chiaro in testa che le storie di Zagor devono essere sempre verosimili e solide, con i piedi radicati per terra, nonostante l'ambientazione sia aperta alla più sfrenata fantasia.


Ultima modifica di Doc Lester 1975 il Mar Giu 30, 2020 4:20 pm, modificato 1 volta in totale
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Zagrosky
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MessaggioInviato: Mar Giu 30, 2020 4:20 pm    Oggetto: Rispondi citando

Stanno monetizzando, basta guardare le numerose serie extra, facendo un conto veloce abbiamo praticamente uno zagor quindicinale.
Comunque storiella carina, ma almeno i disegni sono veramente belli. Brava la Lazzarini.
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Angelo1961
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MessaggioInviato: Mar Giu 30, 2020 4:24 pm    Oggetto: Rispondi citando

Me non mi beccano più...

Ho calcolato che di tutti i color o gli speciali estivi cederò solo per Zagor e forse (forse) Tex e Dragonero...

.
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MessaggioInviato: Gio Lug 02, 2020 1:00 pm    Oggetto: Rispondi citando

In effetti c'è poco da dire su questa storia : carina, si legge in fretta, ma lascia vedere poco dello Zagor più intimo o dagli aspetti meno conosciuti... questa corta avventura avrebbe potuto benissimo trovare spazio in un maxi di storie brevi, o una sequenza di una serie regolare... è una storia classica e fila via abbastanza liscia.
Certo molto bello l'aspetto della natura incontaminata e selvaggia, i mustang, la madre col cucciolo che si vendica... però poco Zagor.
Menomale che ci sono gli ottimi disegni della Lazzarini, in questo albo sono il vero valore aggiunto che merita l'acquisto.
La storia e la cornice, insomma... buone ma niente di eccezionale.
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stimeex
Uomo dei cartonati
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MessaggioInviato: Gio Lug 02, 2020 10:10 pm    Oggetto: Rispondi citando

Dopo avere rinunciato a scrivere qualcosa sul primo albo, visto che non mi era piaciuto per niente, speravo in questo secondo albo....
S
P
O
I
L
E
R
invece anche qua delusione totale.
Una storia che non dice niente, anzi, in certi punti mi ha pure annoiato, come quando Zagor chiacchiera con il ragazzo indiano.
Secondo me se questo è lo Zagor che ci aspetta andando avanti mi metto le mani nei capelli, per fortuna che ne ho pochi.
La vera protagonista è la cavalla, a cui viene ucciso il puledro. Brick wall Brick wall Brick wall
Per lo meno abbiamo un' ottima prova di Anna Lazzarini ai pennelli. Applause Applause Applause
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La vita è fatta di scelte. Di alcune ci pentiamo, di altre siamo fieri. Siamo quelli che decidiamo di essere.
Graham Brown.

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Ken Parker
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MessaggioInviato: Gio Lug 02, 2020 11:22 pm    Oggetto: Rispondi citando

Copio e incollo la recensione che ho scritto, con il sostegno e la condivisione di bela rakosi, sul sito di SCLS Magazine.

Zagor, al piccolo trotto
Darkwood Novels n. 2 - Recensione



La seconda puntata delle Darkwood Novels, dal titolo Il vento della prateria, ripresenta lo schema della prima, che peraltro si sa essere il filo conduttore di tutta la serie che comprenderà sei uscite. Un giornalista si reca in una casa di Philadelphia (sempre in bella vista il numero civico 52) dove un misterioso narratore, che si circonda di oggetti indiani e di altre cose riferite alla realtà di Darkwood, racconta storie dello Spirito con la Scure che abbiano comunque un filone più votato alla considerazione dei sentimenti e delle emozioni che non dell’avventura vera e propria. Almeno questo sembra essere l’intento, peraltro dichiarato, dell’autore Moreno Burattini.

In questa puntata, con i disegni dell’esordiente Anna Lazzarini, si parla di un episodio i cui protagonisti sono soprattutto dei cavalli. Avendo una storia in cui i protagonisti principali erano appunto degli equini, dopo la morte di Carlos Roume, forse il più grande disegnatore di cavalli a livello internazionale (e forse anche del recentemente scomparso Giovanni Romanini, anch’egli noto per questa sua capacità), era abbastanza logico per Burattini affidarsi alla disegnatrice milanese, la cui abilità nel disegnare i quadrupedi è già ben nota. Dobbiamo dire che lo stesso Michele Rubini, in copertina, se l’è cavata egregiamente. Un plauso anche a lui.

Un piccolo appunto, dovuto all’abitudine di ricostruire gli eventi passati in uso su collane come quella zagoriana, lo facciamo per “Alla ricerca di Zagor”. Quel tipo di redazionale sembra abbastanza inutile e un po’ ridondante per una miniserie come questa; possibile che serva tutte le volte riassumere ai lettori, che si spera riusciranno a rimanere fedeli per almeno sei uscite, i punti salienti dell’investigazione di Mr. Hodgson? Sembra quasi che si senta il bisogno di accalappiare ogni volta il lettore occasionale capitato lì per caso e attratto dalla copertina di un fumetto mai visto! Per carità ben venga un qualche strumento che consenta anche di conquistare nuovi lettori, ma questa reiterazione della lezione alla Piero Angela ogni volta diventa un po’ stucchevole, no?

L’episodio sembra costituire in maniera abbastanza fedele la trasposizione di un racconto in prosa già pubblicato da Burattini sul volume Dall’altra parte, che raccoglieva diversi racconti dell’autore toscano; unica variazione sembra essere il nome dell’amico indiano, che da Kobane diventa Kohane. È la seconda volta in breve tempo che Moreno Burattini ci propone il trasferimento in una storia disegnata di un racconto da lui già scritto e pubblicato. Che possa venire la tentazione di trasferire un racconto in una storia a fumetti è abbastanza normale; tra l’altro il soggetto e la storia sono suoi, e ovviamente ben venga. La cosa più strana però è il non dichiararlo esplicitamente, il cambiare titolo alla trama, quasi come se gli appassionati zagoriani potessero non cogliere la cosa. Oppure che dietro ci sia semplicemente una carenza di soggetti? Ecco allora che Cavalli bradi diventa Il vento della prateria, così come Disgelo (racconto pubblicato in appendice alle strisce della “Collana Scure”) era diventato La diga di ghiaccio (proposto sull’ultimo Maxi Zagor dedicato ai racconti). Insomma, una cover a fumetti di una propria opera letteraria è assolutamente lecita, ma perché mascherarla?
Di certo va detto che questa sovrapproduzione indotta (molto probabilmente dall’alto) di storie zagoriane, forse nel desiderio di rappresentare l’effervescenza del personaggio a ridosso del suo 60° compleanno, non sta rendendo la vita facile al suo curatore. Si sa che i progetti stanno cambiando velocemente, che nascono nuove cose da realizzare entro ieri e tutto questo di certo non aiuta. Peraltro, a titolo personale, non credo – come più volte ribadito – che lo Spirito con la Scure abbia bisogno di tanta quantità di uscite, quanto piuttosto di qualità… soprattutto per festeggiare degnamente un traguardo così importante!
Spendiamo ora due parole sulla disegnatrice, che ci sembra essersela cavata molto bene, soprattutto considerando che finora aveva disegnato tutt’altro. Transitata infatti attraverso la fantascienza di Legs Weaver & company, e poi le atmosfere più fantasiose di Brad Barron e Greystorm, la simpatica autrice si è disimpegnata con buoni risultati nel disegnare la prateria e Zagor. Molto belle le vignette ad acquarello, mentre forse qualche piccola sbavatura la si può notare nella rappresentazione degli indiani, soprattutto nei primi piani. Zagor invece è reso abbastanza bene.
DISEGNI - Voto 7,5

C’è da dire che anche in questo secondo episodio il suo ruolo appare abbastanza periferico: è soprattutto il suo amico kiowa Kohane che fa fuori i banditi, mentre l’intervento risolutore è affidato alla giumenta che, privata poco prima del suo puledro, conserva traccia visiva del responsabile e compie la sua vendetta. La scena del riconoscimento visivo ricorda la scena finale de L’orca assassina, laddove il mammifero pure riconosce e finisce l’uomo responsabile della morte del suo cucciolo. La trama infatti vede Zagor e il suo amico tornare indietro allo stazzo dove gli altri indiani, che custodivano un branco di cavalli appena catturati, sono stati poco prima sterminati da un manipolo di uomini senza scrupoli, che hanno bisogno di cavalcature fresche. Uno di questi peraltro non ha esitato appunto a uccidere anche un puledrino nato da poche ore. Naturalmente i due si scagliano contro gli assassini, facendoli fuori tutti, ma l’ultimo riesce a nascondersi dietro le rocce. Non ha però fatto i conti con la “mammina” che non esito a ucciderlo a colpi di zoccoli. La storia in effetti è abbastanza semplice e l’aspetto “emotivo” in questo caso è dato esclusivamente dalla componente di umanizzazione delle reazioni di una cavalla rispetto a una situazione tipicamente umana. È da notare che questo elemento, in occasione del racconto Cavalli bradi, era stato considerato come elemento tale da consentire di classificare il racconto nella categoria degli altri del volume, cioè una storia dal finale in qualche modo destabilizzante.
TESTI - Voto 6-

Venendo ora alle considerazioni più generali, va detto che per la seconda volta la storia non include il povero Cico, che – dopo la miniserie a lui interamente dedicata – sembra rimane tagliato fuori da queste iniziative dedicate all’eroe in casacca rossa, pur essendone il suo principale alleato. Questo particolare farebbe pensare che l’anonimo narratore non sia il messicano, che di solito è notoriamente prodigo di arricchimenti del proprio ruolo quando racconta qualche vicenda. Peraltro anche i pochi tratti fisici del personaggio in penombra non farebbero pensare a lui. E d’altronde sembrerebbe anche difficile immaginarlo sistemato in una elegante abitazione a Philadelphia e assistito da una governante. Per alimentare il gioco di tentare di indovinare di chi si possa trattare, voglio allora aggiungere qualche altra notazione.
È altrettanto difficile pensare che si possa trattare dello stesso Zagor che, sotto mentite spoglie, si finge solo un conoscente di se stesso. Gli stivali che si notano in un paio di inquadrature e anche la sua silhouette potrebbero anche richiamare la sua fisionomia, ma sinceramente sarebbe contro tutte le possibili proiezioni l’idea dell’eroe a pensione in una casa cittadina. È vero che la casa è arredata con armi e utensili indiani, e addirittura si parla della presenza della sua scure, ma ci sembrerebbe un’esagerata forzatura quello di incastrare lo Spirito con la Scure in questo ruolo.
Non dovrebbe trattarsi di un militare, che sicuramente avrebbe corredato l’abitazione quanto meno anche di ben altri oggetti, né tanto meno di un indiano, dato il contesto cittadino. L’unico che potrebbe inserirsi in quel tipo di vita potrebbe essere l’avvocato Satko, ma il personaggio ha dichiarato di non aver frequentato alcuna scuola, se non quella della madre. Uno scambio di battute sembra far presagire inoltre che il soggetto abbia vissuto a Darkwood.
Sembrerebbe da escludere anche l’ipotesi che si tratti di una donna, sempre per gli stivali e i pantaloni di foggia palesemente maschile che si notano più di una volta. Ma nel caso, potrebbe trattarsi di una delle ragazze di Pleasant Point, dato che negli appunti finali del giornalista si parla di una foto con solo due delle tre donne che sappiamo frequentare il trading post? Ognuno può avanzare le sue ipotesi, in attesa dei prossimi indizi. A fine racconto l’appuntamento per l’incontro successivo è diluito a due giorni dopo. Sembra quasi un appuntamento dato a un lettore zagoriano dal suo edicolante, che gli dice di ripassare il mese successivo per avere un’altra storia…
VOTO COMPLESSIVO - Voto 6+
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Angelo1961
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MessaggioInviato: Ven Lug 03, 2020 10:14 am    Oggetto: Rispondi citando

Sempre meno motivato. Mi fregano perchè costa 3,5 euro, ma mi chiedo: se mi vendessero 360 pagine a 21 euro, cioè quello che avrò e pagherò alla fine, prenderei 'sta roba? Credo proprio di no... Brick wall
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MessaggioInviato: Ven Lug 03, 2020 1:48 pm    Oggetto: Rispondi citando

Darkwood Novels 1

Grande Freghieri, la storia di avventura/sentimentale è effettivamente atipica ma credo di non aver capito cosa si intende con "Zagor più intimo"... Forse è riferito al tipo di storia più che a un approfondimento intimista del personaggio.

Darkwood Novels 2

Belli i disegni e la costruzione delle tavole di Lazzarini, fa piacere vedere uno stile poco comune sulle pagine di Zagor.
Si riconferma la mia perplessità sul tipo di focus adottato da questa miniserie, non mi pare si stia andando a scavare all'interno del personaggio. In compenso la parte "mystery" immancabile in Burattini mi continua a stuzzicare, mi sembra chiaro che ci siano delle false piste dietro alle quali però non riesco a capire chi si nasconda.
_________________
LETTURA IN CORSO

- Serie regolare fino a 524 (Zagor contro Mortimer) da 654 a 670 (I sette vikinghi)
- Speciali fino al 23 (La danza degli spiriti)
- Maxi fino al 10 + 31, 35, 37, 38, 39, 40 e 41
- Almanacchi fino al 10 (Uomini nella tempesta)
- Color fino al 2 + 11, 12

COMPLETATI

- Le Origini
- Darkwood Novels
- Strisce (collane Darkwood e Scure)
- Giganti
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Walter Maddenbrook
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MessaggioInviato: Ven Lug 03, 2020 7:12 pm    Oggetto: Rispondi citando

Assai deludente questo secondo numero, specie nel primario obbiettivo annunciato, cioè scavare nell'intimo di Zagor.
Se nel primo si era visto molto ma molto poco, qua non si vede proprio nulla e i rarissimi momenti sentimentali sono affidati alla cavalla e alla paginetta con i ricordi dell'indiano verso il fratello.
Forse come storia breve di un Maxi poteva anche essere carina, perché inconsueta nel protagonista equino, ma nella mini che approfondisce Zagor non se ne capisce il senso.

Il problema di fondo è che anche qua, come nel primo numero, troviamo l'azione a farla da padrona. La qual cosa mi sembra proprio un errore strategico di impostazione: se vuoi scrivere una storia intima e il 90% delle pagine è costituito da inseguimenti, lotte e pistolettate... beh, la vedo difficile.
Già di base, avendo solo 64 pagine in totale, dovresti rallentare il tempo di lettura se vuoi creare un minimo di coinvolgimento anche in una storia "equilibrata". Se poi, come qua, la vuoi sbilanciare sull'intimismo, lo dovresti rallentare ancora di più. In questo albo si fa invece tutto l'opposto: io in un quarto d'ora l'avevo già finito.

I tentativi di intensità, che appunto vertono su altri soggetti, sono come detto troppo brevi per coinvolgere davvero, ma sopratutto non minimamente preparati. Ad esempio la pagina dei ricordi infantili tra i due fratelli, non sorte particolare effetto perché il coinvolgimento emotivo tra i due è deputato a legami che sono stati creati fuori dalla storia, anziché mostrati all'interno della stessa. Il tipo di legame implicito, come quello che solamente si suppone tra due fratelli senza averlo mai saggiato durante la lettura, è per sua natura sempre meno coinvolgente, perché il lettore deve fare uno sforzo per richiamare alla mente la profondità del rapporto tra i due. Al contrario, se tale rapporto viene fatto sentire col giusto tempo al lettore, il coinvolgimento avviene in modo naturale e automatico, dato che è stata la narrazione a preparare il legame tra i due, mostrandolo.
Inoltre la tecnica narrativa costituita totalmente di pagine mute affossa ulteriormente, almeno ai miei occhi, la potenzialità di coinvolgimento emotivo. Immagino le stesse sequenze accompagnate da quelle meravigliose didascalie di Nolitta, che trascinavano il lettore dentro la storia in un modo straordinario, e non capisco perché mai si prediliga questo stile, a mio parere peggiore e di certo meno zagoriano (fossimo su Ken Parker, potrei capirei, ma qua...).

Insomma, una storia che definirei relativamente inutile, calata nel contesto. Come lettura in sé non è né brutta né noiosa, ma del tutto insignificante all'interno di questa mini di approfondimento di Zagor.
La cosa, lo confesso, mi lascia delle preoccupazioni sul prosieguo della collana: detta in soldoni, se questi due numeri sono stati considerati fortemente escavanti nell'intimo del Nostro, stiamo freschi.
Tanto era esaltante la prima mini, tanto sta deludendo questa.
L'unico interesse (almeno a leggere vari commenti sul fandom, ma non certo per me) pare essere legato all'identità del personaggio misterioso. Devo dire che le poche pagine di cornice, in entrambi i numeri, mi sono sembrate le migliori, probabilmente perché si muovono su due terreni nei quali Burattini è particolarmente abile, e cioè il giallo e l'eloquio razionale.
Danno però un senso di forte slegamento dal resto, non dico come le equivalenti di Recchioni nel ciclo della meteora (là davvero appiccicate con il nastro adesivo), ma insomma hanno un taglio che fa subito ben pensare in termini di approfondimento discorsivo, e che poi viene puntualmente disatteso e affogato dalla preponderante azione.

Buoni i disegni, col valore aggiunto dell'alternanza tra il normale e la mezzatinta.
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MessaggioInviato: Ven Lug 03, 2020 7:38 pm    Oggetto: Rispondi citando

storia semplice e lineare che si legge velocemente ottimamente disegnata
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Burattini ha scritto:
Zagor è una persona intelligente e curiosa, quindi impara da tutti, continua ad apprendere continuamente, tutto lo arricchisce. Così come prendiamo esempio da lui per il coraggio o l’umanità, mi parrebbe giusto farlo anche per l’atteggiamento positivo verso l’apprendimento di cose nuove.
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MessaggioInviato: Sab Lug 04, 2020 2:05 pm    Oggetto: Rispondi citando

cama69 ha scritto:
storia semplice e lineare che si legge velocemente

Non ho capito se ti è piaciuta o no. Dai un giudizio, quello che hai scritto sopra è solo un'osservazione neutra.
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MessaggioInviato: Sab Lug 04, 2020 5:04 pm    Oggetto: Rispondi citando

Ken Parker ha scritto:
Copio e incollo la recensione che ho scritto, con il sostegno e la condivisione di bela rakosi, sul sito di SCLS Magazine.

Zagor, al piccolo trotto
Darkwood Novels n. 2 - Recensione



La seconda puntata delle Darkwood Novels, dal titolo Il vento della prateria, ripresenta lo schema della prima, che peraltro si sa essere il filo conduttore di tutta la serie che comprenderà sei uscite. Un giornalista si reca in una casa di Philadelphia (sempre in bella vista il numero civico 52) dove un misterioso narratore, che si circonda di oggetti indiani e di altre cose riferite alla realtà di Darkwood, racconta storie dello Spirito con la Scure che abbiano comunque un filone più votato alla considerazione dei sentimenti e delle emozioni che non dell’avventura vera e propria. Almeno questo sembra essere l’intento, peraltro dichiarato, dell’autore Moreno Burattini.

In questa puntata, con i disegni dell’esordiente Anna Lazzarini, si parla di un episodio i cui protagonisti sono soprattutto dei cavalli. Avendo una storia in cui i protagonisti principali erano appunto degli equini, dopo la morte di Carlos Roume, forse il più grande disegnatore di cavalli a livello internazionale (e forse anche del recentemente scomparso Giovanni Romanini, anch’egli noto per questa sua capacità), era abbastanza logico per Burattini affidarsi alla disegnatrice milanese, la cui abilità nel disegnare i quadrupedi è già ben nota. Dobbiamo dire che lo stesso Michele Rubini, in copertina, se l’è cavata egregiamente. Un plauso anche a lui.

Un piccolo appunto, dovuto all’abitudine di ricostruire gli eventi passati in uso su collane come quella zagoriana, lo facciamo per “Alla ricerca di Zagor”. Quel tipo di redazionale sembra abbastanza inutile e un po’ ridondante per una miniserie come questa; possibile che serva tutte le volte riassumere ai lettori, che si spera riusciranno a rimanere fedeli per almeno sei uscite, i punti salienti dell’investigazione di Mr. Hodgson? Sembra quasi che si senta il bisogno di accalappiare ogni volta il lettore occasionale capitato lì per caso e attratto dalla copertina di un fumetto mai visto! Per carità ben venga un qualche strumento che consenta anche di conquistare nuovi lettori, ma questa reiterazione della lezione alla Piero Angela ogni volta diventa un po’ stucchevole, no?

L’episodio sembra costituire in maniera abbastanza fedele la trasposizione di un racconto in prosa già pubblicato da Burattini sul volume Dall’altra parte, che raccoglieva diversi racconti dell’autore toscano; unica variazione sembra essere il nome dell’amico indiano, che da Kobane diventa Kohane. È la seconda volta in breve tempo che Moreno Burattini ci propone il trasferimento in una storia disegnata di un racconto da lui già scritto e pubblicato. Che possa venire la tentazione di trasferire un racconto in una storia a fumetti è abbastanza normale; tra l’altro il soggetto e la storia sono suoi, e ovviamente ben venga. La cosa più strana però è il non dichiararlo esplicitamente, il cambiare titolo alla trama, quasi come se gli appassionati zagoriani potessero non cogliere la cosa. Oppure che dietro ci sia semplicemente una carenza di soggetti? Ecco allora che Cavalli bradi diventa Il vento della prateria, così come Disgelo (racconto pubblicato in appendice alle strisce della “Collana Scure”) era diventato La diga di ghiaccio (proposto sull’ultimo Maxi Zagor dedicato ai racconti). Insomma, una cover a fumetti di una propria opera letteraria è assolutamente lecita, ma perché mascherarla?
Di certo va detto che questa sovrapproduzione indotta (molto probabilmente dall’alto) di storie zagoriane, forse nel desiderio di rappresentare l’effervescenza del personaggio a ridosso del suo 60° compleanno, non sta rendendo la vita facile al suo curatore. Si sa che i progetti stanno cambiando velocemente, che nascono nuove cose da realizzare entro ieri e tutto questo di certo non aiuta. Peraltro, a titolo personale, non credo – come più volte ribadito – che lo Spirito con la Scure abbia bisogno di tanta quantità di uscite, quanto piuttosto di qualità… soprattutto per festeggiare degnamente un traguardo così importante!
Spendiamo ora due parole sulla disegnatrice, che ci sembra essersela cavata molto bene, soprattutto considerando che finora aveva disegnato tutt’altro. Transitata infatti attraverso la fantascienza di Legs Weaver & company, e poi le atmosfere più fantasiose di Brad Barron e Greystorm, la simpatica autrice si è disimpegnata con buoni risultati nel disegnare la prateria e Zagor. Molto belle le vignette ad acquarello, mentre forse qualche piccola sbavatura la si può notare nella rappresentazione degli indiani, soprattutto nei primi piani. Zagor invece è reso abbastanza bene.
DISEGNI - Voto 7,5

C’è da dire che anche in questo secondo episodio il suo ruolo appare abbastanza periferico: è soprattutto il suo amico kiowa Kohane che fa fuori i banditi, mentre l’intervento risolutore è affidato alla giumenta che, privata poco prima del suo puledro, conserva traccia visiva del responsabile e compie la sua vendetta. La scena del riconoscimento visivo ricorda la scena finale de L’orca assassina, laddove il mammifero pure riconosce e finisce l’uomo responsabile della morte del suo cucciolo. La trama infatti vede Zagor e il suo amico tornare indietro allo stazzo dove gli altri indiani, che custodivano un branco di cavalli appena catturati, sono stati poco prima sterminati da un manipolo di uomini senza scrupoli, che hanno bisogno di cavalcature fresche. Uno di questi peraltro non ha esitato appunto a uccidere anche un puledrino nato da poche ore. Naturalmente i due si scagliano contro gli assassini, facendoli fuori tutti, ma l’ultimo riesce a nascondersi dietro le rocce. Non ha però fatto i conti con la “mammina” che non esito a ucciderlo a colpi di zoccoli. La storia in effetti è abbastanza semplice e l’aspetto “emotivo” in questo caso è dato esclusivamente dalla componente di umanizzazione delle reazioni di una cavalla rispetto a una situazione tipicamente umana. È da notare che questo elemento, in occasione del racconto Cavalli bradi, era stato considerato come elemento tale da consentire di classificare il racconto nella categoria degli altri del volume, cioè una storia dal finale in qualche modo destabilizzante.
TESTI - Voto 6-

Venendo ora alle considerazioni più generali, va detto che per la seconda volta la storia non include il povero Cico, che – dopo la miniserie a lui interamente dedicata – sembra rimane tagliato fuori da queste iniziative dedicate all’eroe in casacca rossa, pur essendone il suo principale alleato. Questo particolare farebbe pensare che l’anonimo narratore non sia il messicano, che di solito è notoriamente prodigo di arricchimenti del proprio ruolo quando racconta qualche vicenda. Peraltro anche i pochi tratti fisici del personaggio in penombra non farebbero pensare a lui. E d’altronde sembrerebbe anche difficile immaginarlo sistemato in una elegante abitazione a Philadelphia e assistito da una governante. Per alimentare il gioco di tentare di indovinare di chi si possa trattare, voglio allora aggiungere qualche altra notazione.
È altrettanto difficile pensare che si possa trattare dello stesso Zagor che, sotto mentite spoglie, si finge solo un conoscente di se stesso. Gli stivali che si notano in un paio di inquadrature e anche la sua silhouette potrebbero anche richiamare la sua fisionomia, ma sinceramente sarebbe contro tutte le possibili proiezioni l’idea dell’eroe a pensione in una casa cittadina. È vero che la casa è arredata con armi e utensili indiani, e addirittura si parla della presenza della sua scure, ma ci sembrerebbe un’esagerata forzatura quello di incastrare lo Spirito con la Scure in questo ruolo.
Non dovrebbe trattarsi di un militare, che sicuramente avrebbe corredato l’abitazione quanto meno anche di ben altri oggetti, né tanto meno di un indiano, dato il contesto cittadino. L’unico che potrebbe inserirsi in quel tipo di vita potrebbe essere l’avvocato Satko, ma il personaggio ha dichiarato di non aver frequentato alcuna scuola, se non quella della madre. Uno scambio di battute sembra far presagire inoltre che il soggetto abbia vissuto a Darkwood.
Sembrerebbe da escludere anche l’ipotesi che si tratti di una donna, sempre per gli stivali e i pantaloni di foggia palesemente maschile che si notano più di una volta. Ma nel caso, potrebbe trattarsi di una delle ragazze di Pleasant Point, dato che negli appunti finali del giornalista si parla di una foto con solo due delle tre donne che sappiamo frequentare il trading post? Ognuno può avanzare le sue ipotesi, in attesa dei prossimi indizi. A fine racconto l’appuntamento per l’incontro successivo è diluito a due giorni dopo. Sembra quasi un appuntamento dato a un lettore zagoriano dal suo edicolante, che gli dice di ripassare il mese successivo per avere un’altra storia…
VOTO COMPLESSIVO - Voto 6+

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cama69
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MessaggioInviato: Dom Lug 05, 2020 7:47 am    Oggetto: Rispondi citando

Walter Maddenbrook ha scritto:
Non ho capito se ti è piaciuta o no. Dai un giudizio, quello che hai scritto sopra è solo un'osservazione neutra.

Neutra è il termine che meglio descrive la mia impressione alla fine della lettura. Si può anche dire bicchiere mezzo pieno, tutto stà vedere da quale lato lo si vuole vedere.
La storia in se non ha particolari difetti, se non forse qualche dialogo iniziale leggermente burocratico, ma è molto semplice, troppo, per una collana come questa, ad onor del vero ci sono dei passaggi interessanti quali la uccisione del puledrino per mangiarselo, lo scontro con i delinquenti, soprattutto con l'ultimo che stà quasi per avere la meglio pur essendo da solo contro due ma meglio posizionato e infine la vendetta della madre cavalla, però insomma.
Pertanto forse se l'albo viene letto da un lettore senza troppe pretese, durante un viaggio in treno, al fresco in vacanza, magari non da un esperto Zagoriano potrebbe anche gradirlo molto proprio per quei passaggi un pò sorprendenti. Infatti ai miei amici a cui l'ho prestato è piaciuto molto, cosi come anche il primo albo, ma loro neanche sanno bene chi è Nolitta, Burattini ecc....
Se invece lo leggo io mi aspetto qualcosa di più da una collana come questa che ci è che è stata presentata in un certo modo.
Globalmente più che sufficiente, i disegni invece mi sono piaciuti molto
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Burattini ha scritto:
Zagor è una persona intelligente e curiosa, quindi impara da tutti, continua ad apprendere continuamente, tutto lo arricchisce. Così come prendiamo esempio da lui per il coraggio o l’umanità, mi parrebbe giusto farlo anche per l’atteggiamento positivo verso l’apprendimento di cose nuove.
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Walter Maddenbrook
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MessaggioInviato: Dom Lug 05, 2020 11:06 am    Oggetto: Rispondi citando

Ohhh, questo è un commento degno di te! Wink
(Non si può vedere un cama che si esprime con una mezza riga come un utente di passaggio Not talking )
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MessaggioInviato: Dom Lug 05, 2020 12:55 pm    Oggetto: Rispondi citando

Ho letto il primo numero.

Apprezzabile la volontà di provare a scrivere uno Zagor fatto di carne e di sentimenti, non solo di ideali. La donna (red sparrow a Darkwood) è una scatola cinese i cui misteri vengono infine svelati consentendo al lettore di avere completamente chiara l'intera faccenda.
Quando però il giornalista dice: "Davvero una storia emozionante", se la canta da solo perché per emozionare bisognava dare il tempo di sviluppare empatia per lei, lui e la loro relazione. La maggior parte dello spazio invece è dedicato all'intrigo e ai dialoghi per dipanarne la matassa. Anche se il bravo Freghieri disegna quelle due-tre vignette con Zagor che soffre, si piega e fa l'umano, il lettore resta staccato dal suo sentimento perché non c'è stato portato vicino.

Insomma il solito Burattini: quel che vorrebbe (e gli va dato merito di provarci) non può. Quel che può, lo fa, e...in abbondanza.

Il personaggio che racconta: non sarà mica un vampiro o una vampira, visto che deve rimanere al buio?


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