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INDEX ZAGOR #401 - #500
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Autore Messaggio
giaguaro2
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MessaggioInviato: Mar Feb 13, 2018 12:17 am    Oggetto: INDEX ZAGOR #401 - #500 Rispondi citando

INDEX ZAGOR #401-#500


_________________
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Ultima modifica di giaguaro2 il Ven Apr 13, 2018 8:04 pm, modificato 10 volte in totale
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MessaggioInviato: Lun Feb 19, 2018 1:15 pm    Oggetto: Rispondi citando

Giaguaro2 presenta:

1_ PAURA SULL’ALTA SIERRA

#401 Paura sull’Alta Sierra
#402 Golgotha!
Testi: Stefano Marzorati
Disegni: Roberto D’Arcangelo
Dicembre 1998, gennaio 1999; pagine: 188
Con:
ZAGOR: quello che accorre in soccorso all’amico Doc Lester nella regione del Green River per risolvere il mistero che affligge le Skulls Mountains, è uno Spirito con la Scure in ottima forma. Tosto e concentrato sulla missione.
CICO: il pancione messicano è altrettanto ben caratterizzato, imbranato ma volitivo, anche perché spronato dalla presenza di Joanna, che solletica la sua vocazione nobile di hidalgo.
DOC LESTER: anche se in trasferta, l’ex dentista sembra sempre lui; un uomo pratico, coraggioso e leale.
JOANNA: una donna davvero determinata, Joanna, che affronta, con una buona dose di incoscienza, i pericoli e le fatiche di terre selvagge e di un clima quanto mai rigido, pur di ritrovare il suo Jonathan. Il quale, diversamente, nella storia lascia solo un pallido ricordo.
CALEB: un nemico selvaggio e incattivito che nel primo albo sembra davvero un’ira di Dio. L’entrata in scena degli abitanti di Golgotha, se da un lato fornisce qualche motivazione alla follia omicida di Caleb, finisce anche per smorzarne un po’ il malsano carisma. Comunque, un bel personaggio.
ELTON JARRETT: il sindaco di Golgotha è il classico padre/padrone già visto tante volte all’opera in film o racconti, ma fa la sua parte con vigore e soprattutto, nel finale, si prende il centro della scena a scapito proprio di Caleb, che sembrava dover essere il cattivo principale della storia.
I BLACKFEET: fugace apparizione per i poveri predoni Blackfeet che finiscono predati da Caleb; Washakie e i suoi uomini fanno giusto una comparsata, ma D’Arcangelo riesce a darne una buona rappresentazione.

La quinta centuria zagoriana si apre con un doppio esordio: Stefano Marzorati ai testi e Roberto D’Arcangelo ai disegni inaugurano alla grande la loro collaborazione alla collana realizzando un’avventura sorprendentemente convincente. Si tratta di una storia horror, che ricorda da vicino le atmosfere della serie Magico Vento, ma si innesta comunque in modo perfetto anche nella saga dello Spirito con la Scure, che di vicende inquietanti ne ha passate parecchie.
Sul forum spiritoconlascure la storia ha ottenuto un sostanziale plauso unanime, al netto di qualche perplessità iniziale e di una non eccessiva partecipazione ai commenti.

Marzorati dimostra di conoscere bene il personaggio e di saperlo gestire; ottima anche la caratterizzazione di Cico, mentre può forse lasciare un po’ perplessi l’utilizzo in trasferta di Doc Lester. E’ un po’ strano ritrovare l’ex dentista così lontano da Darkwood e dai suoi soliti amici, anche in considerazione del fatto che, almeno stando a quanto si intuisce, sembra essersi insediato nella Valle del Green River già da un certo periodo. La storia comunque è molto ben orchestrata, con una prima parte densa di mistero che, quando sta per terminare il primo albo e sembra tutto avviato in un certo modo, subisce una svolta davvero inaspettata che alimenta l’attesa per il proseguo, per il quale al tempo necessitò attendere il mese successivo. Una mossa ben congegnata da parte dell’autore che dimostra di saper sfruttare a suo vantaggio le peculiarità di una serie a fumetti che vede le proprie storie pubblicate in più uscite (in questo caso due). L’interruzione è fatta capitare proprio nel momento giusto, lasciando così maturare ulteriormente la curiosità per il mistero che avvolge Golgotha per il canonico mese tra un’uscita di un albo e il successivo. Nel complesso si tratta di un soggetto che, nonostante non tratti e utilizzi elementi originali in senso assoluto, all’interno della saga risulta perlomeno non troppo convenzionale.

Da parte sua D’arcangelo compie un ottimo lavoro, con solo qualche incertezza nella realizzazione del volto di Zagor, da sempre uno dei punti evidentemente più spinosi per i disegnatori della serie. Comunque la sua resa dei paesaggi notturni ed innevati è notevole, e l’aspetto grafico della storia è nel complesso di pregevole fattura.

Buone le copertine di Gallieno Ferri, sicuramente non le migliori di sempre del maestro ma, sia l’inquietudine di Doc sulla Zenith 452, che la minacciosità degli abitanti di Golgotha sulla successiva, sono rese in modo assai convincente dal disegnatore ligure.


Ultima modifica di INDEX il Sab Feb 24, 2018 2:07 pm, modificato 1 volta in totale
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MessaggioInviato: Mer Feb 21, 2018 6:49 pm    Oggetto: Rispondi citando

Stimeex presenta:

2_LAMPO MORTALE

#403 Lampo mortale
#404 Duello al tramonto
Testi: Maurizio Colombo
Disegni: Gaspare Cassaro
Febbraio, marzo 1999; pagine 188
Con
ZAGOR: è l’eroe che accorre in aiuto del capo tribù Shawnee, che lo ha chiamato per cercare di riavere il corpo del capo Freccia Rossa che i militari non vogliono restituire per una giusta sepoltura.
CICO: il messicano recita bene la sua parte di spalla del protagonista, dando il via sia ad occasioni comiche che fanno davvero ridere, ma anche coinvolto in situazioni drammatiche, come quando viene catturato.
JOHNNY NAKIAR alias LAMPO MORTALE: secondo me il protagonista tragico della vicenda, sicuramente non possiamo definirlo un buono visto quanto rapidamente e senza scrupoli uccide alcune persone: saranno anche cattivi, ma la giustizia non è a discrezione di chi spara più veloce.
BUBBA: il pazzo del villaggio che però ha una sua utilità nella storia.
COLONNELLO WALLACE: un cattivo che fa altamente rimpiangere tanti altri villan, anche senza scomodare quelli della golden age. Alla fine dimostra tutta la sua vigliaccheria e la sua mediocrità.
VIRULEAS: il perfido tirapiedi del Colonnello Wallace che si dimostra ancora più perfido del padrone che serve. Anche lui sempre invischiato nei complotti orditi dal padrone, salvo poi …
Gli SHAWNEE: la tribù a cui appartengono Freccia Rossa, Johnny Nakiar e gli altri indiani che appaiono nella storia; ma, in fin dei conti, gli Shawnnee hanno un ruolo marginale, anche se la trama gira parecchio intorno a loro.

Zagor si trova coinvolto nella vendetta di Johnny Nakiar, un giovane indiano Shawnee, figlio del capo Freccia Rossa, che è stato cresciuto da tale Mulligan, dopo che il padre venne catturato dai soldati con un inganno ed altri guerrieri furono massacrati, grazie al complotto ordito dal perfido colonnello Wallace. Peccato che Mulligan, oltre a salvarlo, ha fatto di lui uno spietato killer; ironia della sorte verrà ucciso proprio dallo stesso ragazzo quando questi scoprirà che anche il padre adottivo era implicato nel complotto che ha fatto catturare suo padre, riducendolo ad un alcolizzato. E questo scatenerà la vendetta di Johnny Nakiar alias Lampo Mortale, portando i lettori fino al tragico finale.
Sul forum spiritoconlascure la storia ha diviso i lettori, tra chi proprio non la apprezza e chi non la ritiene del tutto ingrata.

L’opera di Maurizio Colombo non è da annoverare certamente tra le migliori della serie, diciamo che resta una lettura di svago, cioè che chi scrive ha letto anche di peggio.

Per quanto riguarda i disegni di Cassaro sono di poco vicini alla sufficienza, ma ad onor del vero non si tratta di uno dei disegnatori di punta della testata.

Le copertine di Ferri sono nella media del periodo: ancora valide, ma non certo quelle dei tempi migliori.


Ultima modifica di INDEX il Sab Feb 24, 2018 2:06 pm, modificato 2 volte in totale
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MessaggioInviato: Mer Feb 21, 2018 6:49 pm    Oggetto: Rispondi citando

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3_I MERCENARI

#405 I mercenari
#406 I dannati della valle
Testi: Moreno Burattini
Disegni: Massimo Pesce
Aprile, maggio 1999; pagine 188
Con
ZAGOR: come in molte altre avventure, il nostro eroe si trova coinvolto da un signorotto locale che tiranneggia sia chi lavora per lui, che gli indiani, che subiscono la mancanza di acqua usata per scavare la montagna ed estrarre l’oro.
CICO: ottimo nel suo ruolo di spalla pasticciona, il messicano si dimostra all’altezza delle aspettative del lettore. Nel contesto della storia si muove bene, e l’autore lo sa usare con buona maestria.
INGEGNER PERCY: possiamo definirlo uno dei classici comprimari della storia, utile alla trama ed allo svolgimento del racconto. Un personaggio ben definito e che ha un ruolo ben preciso nello svolgimento della storia.
GEENA: penso che definire la barista il personaggio femminile simile all’ingegnere non sia un errore, anzi. A lei spetta il ruolo della persona che, stufa delle angherie e delle malefatte del padrone (Arnold Quinby), alza la testa e si lancia alla riscossa sua e della figlia, che ha con lei e che protegge. Il lieto fine è di prassi ma meritato, visto che è aiutato anche da una sua specifica azione.
ARNOLD QUINBY: un cattivo che non lascia certo il segno, perché come avversario di Zagor è poco più che mediocre. Non va oltre una risicata sufficienza secondo chi scrive: sarà un caso, ma la sua fine è degna della sua “statura”.
COLONNELLO HAWES: in fin dei conti, il vero cattivo della storia: un avversario quasi del livello del nostro eroe. Freddo, deciso e spietato, con un braccio destro (Kantor) spietato quanto lui.
TUSCARORA: è la tribù che subisce la siccità dovuta al fatto che i bianchi hanno deviato tutti i corsi d’acqua, ma subisce anche le angherie degli uomini di Quinby prima e del colonnello poi; a questo punto si ribellano (giustamente) ad una situazione che li sta portando al collasso del loro sistema vitale basato sulla caccia e sulla pesca. A parte un membro della tribù che interagisce con Zagor in alcuni frangenti della storia, non ci sono personaggi degni di nota da segnalare.

Zagor e Cico sono in viaggio e si imbattono in un bacino artificiale che, fino a poco prima, non esisteva. A questo punto accorrono in aiuto dell’ingegner Percy, che ha riscontrando che il monte che si trova sopra la diga è a fortissimo rischio di frana e che, cadendo nel bacino, provocherebbe una ondata che spazzerebbe via il paese sottostante. Arrivati in paese i nostri trovano che il borgo è in festa perché il colonnello Hawes ed i suoi mercenari sono finalmente giunti, ingaggiati da Quinby che è il padrone della miniera. I mercenari hanno il compito di difendere i minatori dagli attacchi dei Tuscarora, che sono esasperati dal fatto che non hanno più acqua per via delle deviazioni apportate ai torrenti per convogliare l’acqua nel bacino artificiale. L’ingegner Percy denuncia subito il fatto a Quinby, ma oltre a non ascoltarlo e a cacciarlo, licenziandolo, il colonnello gli mette alle calcagna uno dei suoi uomini per ucciderlo… Ed il resto ve lo lascio leggere senza ulteriori spoiler. E’ evidente che Moreno Burattini ha scritto questa buona storia ispirandosi alla tragedia del Vajont; non ci vuole certo un genio per capirlo.
Sul forum spiritoconlascure la storia è stata accolta abbastanza bene dai lettori, apprezzata dalla maggior parte (tra cui chi scrive) degli utenti, pur nella consapevolezza che non è la migliore dello sceneggiatore di San Marcello Pistoiese. Va da sé che, come in molti altri casi, sono piovute critiche che sono apparse un po’ ingiustificate.

Moreno Burattini dimostra una buona padronanza del suo lavoro, riuscendo ad inserire in una storia di Zagor una tragedia come quella del Vajont, che dovrebbe essere sempre da monito di fronte alla stupidità ed alla arroganza di noi uomini. Ottimo quindi il messaggio che la storia veicola: purtroppo non abbiamo ancora imparato dai nostri sbagli.

Massimo Pesce pur non essendo uno dei miei disegnatori preferiti, è impossibile negare che sia un bravo autore: sa fare il suo lavoro e mantiene sempre medio/alta la qualità del suo lavoro. Infatti nella realizzazione grafica della storia non si può che dirgli “bravo!”. Una chicca le sue donne, sempre molto belle ma anche ben caratterizzate. Si intuisce che viene dalla scuola del fumetto per adulti, dove si è fatto le ossa, divenendo oggi uno dei validi disegnatori dello Spirito con la Scure.

Le copertine di Ferri sono di buonissima fattura, personalmente mi sono sempre piaciute entrambe. Come ho scritto nel precedente commento: siamo lontani da quelle dei tempi migliori, ma restano sempre piacevoli a vedersi. Una nota di merito per la bellissima colorazione de “I mercenari.”


Ultima modifica di INDEX il Dom Feb 25, 2018 6:01 pm, modificato 1 volta in totale
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MessaggioInviato: Mer Feb 21, 2018 6:50 pm    Oggetto: Rispondi citando

Stimeex presenta

4_LA VENDETTA DI MORTIMER

#407 La vendetta di Mortimer
#408 Scacco matto
Testi: Moreno Burattini
Disegni: Gallieno Ferri
Giugno, luglio, 1999; pagine: 188
Con:
ZAGOR: il nostro eroe si trova catapultato in una drammaticissima situazione, che lo mette veramente alla prova, non solo per le sue capacità fisiche (che sono sempre eccellenti) ma anche per una sua intelligenza che spicca sulla media solita. Non voglio dire che abitualmente Zagor sia un fesso, anzi, ma in questa storia deve usare parecchio la testa per battere un avversario molto più che astuto.
CICO: ottima spalla del protagonista, cosa che fa sempre, ma che, in questa storia, ha una parte più marginale che in altre avventure dello Spirito con la Scure. Comunque resta una colonna della serie, difficile immaginare Zagor senza Cico.
TONKA: uno degli amici più stretti di Zagor, in questa tragica vicenda ha il compito di far attuare la vendetta del cattivissimo Mortimer, che vuole vendicarsi dello Spirito con la Scure che gli ha messo i bastoni fra le ruote in precedenza. Detto questo, il capo dei Mohawk si dimostra fiero e combattivo come sempre.
MORTIMER: un nemico spietato ed implacabile, riesce ad ordire dei piani terribili che mettono sempre Zagor in difficoltà. In questa storia si dimostra un avversario molto più che valido, dimostrando tutta la sua cattiveria ed abilità riuscendo ad arrivare ad un passo dalla vendetta, prima di vedersela soffiare sotto il naso.
SYBIL: il lettore non si faccia trarre in inganno dal suo aspetto di donna bella ed affascinate, perché Sybil dimostra di essere perfida e spietata quanto il suo compagno. Infatti, proprio lei ha un ruolo di primo piano nel diabolico piano ai danni di Zagor!
FOX: si tratta di un personaggio che potremmo anche definire secondario, ma che nella trama ha un ruolo primario. Infatti anche lui concorre (e non poco) a mettere in atto il diabolico piano, salvo poi essere usato da Mortimer come esca quando questo sospetta una trappola. In fin dei conti per il cattivo sono tutti sacrificabili, tranne ovviamente se stesso.
Nella storia ci sarebbero altri personaggi, ma ritengo che non siano cruciali da arrivare ad essere menzionati in questo breve resoconto.
I MOHAWKS: la tribù di Tonka ed i suoi abitanti possiamo dire senza ombra di smentita che faccia semplicemente da corollario alla storia, e che venga usata da Mortimer per mettere in atto la sua vendetta. Dico questo perché penso che il ruolo di questa tribù non vada oltre quanto scritto prima.

Cosa sta succedendo a Darkwood? Zagor è sulle tracce di un gruppo di malfattori che hanno rubato la preziosissima reliquia degli Oneida, rappresentata dal sacro Wampum. Proprio durante questa sua assenza dalla foresta, Tonka viene arrestato dai soldati con una pesantissima accusa: quella di avere rapito una donna bianca, che si chiama Sybil, e il suo bambino, ospiti nel villaggio; la ragazza lo accusa di avere attaccato il bivacco dove si erano accampati lei con il bambino, il marito ed il cognato. La prova è lo scalpo del marito che viene trovato in una tenda, oltre alla testimonianza del cognato Fox che conferma la versione della donna sulla uccisione del fratello e sul rapimento della cognata. A questo punto le cose precipitano quando Tonka tenta la fuga ma viene ripreso dai soldati e malmenato, prima di trarlo in prigionia al forte per il processo, il cui esito appare scontato. Intanto Zagor sta tornando velocemente a Darkwood, avendo, grazie al suo sesto senso, cominciato a sospettare che ci sia qualcosa di grave in corso; una volta arrivato viene a sapere dell’arresto del suo carissimo amico Tonka. A questo punto parte, con Cico, di corsa verso il forte, dove arriva quando la condanna è stata emessa: il capo dei Mohawk viene condannato ai lavori forzati a vita nel carcere di Hellgate, che ha la triste fama di essere l’inferno dei vivi! Zagor promette al suo amico che proverà la sua innocenza, scatenando poi una rissa con i cittadini ed i soldati che lo costringerà, insieme a Cico, a scappare dal forte, prima di essere arrestati dai soldati a loro volta. Tutto questo succede sotto gli occhi del “misterioso” personaggio che abbiamo visto fino dagli inizi della storia agire per portare avanti la sua trama, e che, in questo frangente, si è camuffato facendosi spacciare per il giudice Himmer, sostituto del giudice Lomax precedentemente e opportunamente fatto sparire. Adesso la vendetta del perfido Mortimer nei confronti di Zagor, che a suo tempo aveva mandato a monte un suo piano criminale a New York, è completa! Chi scrive, cercando di essere il più neutro possibile, ammette che Mortimer è uno dei cattivi della saga che gli sono piaciuti di più, soprattutto per il fatto che è un personaggio che usa (anche se in modo malvagio) la sua intelligenza. Probabilmente l’antagonista di Zagor che è riuscito meglio a Burattini. La pecca, se proprio vogliamo trovarne una, è che i suoi piani a volte sono perfino troppo macchinosi……

Sul forum spiritoconlascure.it la storia è stata accolta molto bene dai lettori, che, nella maggioranza, hanno dimostrato con i loro post di averla apprezzata e gradita, cosa che posso dire anche io che scrivo. Non sarà la migliore di Moreno Burattini, ma sicuramente si tratta di un buonissimo lavoro che non annoia chi lo legge. Torno a ripetere che Mortimer è un cattivo che mi fa sempre piacere quando ritorna, soprattutto se ci regala storie ottime come questa. A differenza di altre storie dove i pareri contrastano, direi che questa mette quasi tutti d’accordo, piacendo più o meno agli utenti nel loro complesso.

Moreno Burattini si trova a suo agio a scrivere le storie con questo avversario di Zagor, cosa più che logica visto che lo ha creato lui. Non mi metto a fare classifiche, non sarebbe giusto, ma ribadisco che la storia è ben congegnata e ne diamo merito allo sceneggiatore di San Marcello Pistoiese. Il tanto famigerato “spiegazionismo” in questo periodo non è ancora così marcato come in altre storie.

Gallieno Ferri ai pennelli è un disegnatore che mi è sempre piaciuto, bravo e con un dinamismo non indifferente. Purtroppo in questo suo lavoro si vede un minimo di sofferenza nelle sue tavole, ancora più che accettabili, ma non più ai livelli che teneva anche fino a pochissimi anni prima. Nel complesso il suo lavoro si mantiene ancora molto buono, pur con qualche piccola caduta in alcune scene.

Le copertine di Ferri sono di buonissima fattura, mi piacciono entrambe, in media con quelle di questo periodo. Restano comunque ben costruite quanto abbastanza accurate. Potrei ripetere quanto ho scritto nei precedenti commenti, ma ritengo che il mio punto di vista sia molto più che chiaro.
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Thunderman presenta:

5_ UNA PALLOTTOLA PER KELSO

#409 Gli sterminatori
#410 Una Pallottola per Kelso
Testi: Maurizio Colombo
Disegni: Maurizio Dotti
pagine: 188
Con:
ZAGOR: Pienamente riuscito, combattivo e duro come la storia richiede. Al confronto con nemici notevoli e violentissimi il re di Darkwood certamente non sfigura e come da copione sistema tutti al loro posto.
CICO: Defilato in questa storia, protagonista di scaramucce con Bob il guercio nel quale l’autore non gli fa fare bella figura.
ROGER KELSO: cattivo spietato, caratterizzato esteticamente molto bene e con alcuni elementi di notevole presa sul lettore come l’abitudine alla lettura, piuttosto insolita per il genere di personaggio.
BOB IL GUERCIO: vera spalla di Zagor in questa storia, piuttosto antipatico a dire il vero, ruba la scena a Cico e pur con tutt’altro genere di umorismo fa sia da compagno d’arme che da spalla comica a Zagor.

A capo di una banda di spietati cacciatori di scalpi, il folle giudice Kelso vuole ottenere un duplice scopo: fare bottino, e vendicarsi di chi lo ha tradito ai tempi del massacro di Butcher Pass. A sbarrargli la strada ci sono un ex-scout dell'esercito, Bob il Guercio e ovviamente l’immancabile Zagor.

Con questa vicenda Colombo torna a solcare le piste del west e con maggiore risultato rispetto alla precedente “Lampo mortale”.
L’approccio dell’autore a Zagor è prettamente legato in questo periodo all’ambito western, ma un western assolutamente pulp.
Sono molto pulp e “poco zagoriane” la violenza della storia e la caratterizzazione eccessiva del cattivissimo Kelso, e della sua banda, e di Bob il guercio. Quest’ultimo soppianta Cico nel ruolo di spalla dell’eroe e spesso punzecchia il messicano come certe spalle del breve regno di Bonelli padre su Zagor, periodo nel quale Cico era decisamente preso a pesci in faccia. Colombo comunque riesce con questi personaggi e con la frizzantezza di dialoghi sempre agili, e spesso piacevolemente d’effetto, ad intrattenere alla grande il lettore. C’è molta azione nella storia ed è resa al meglio, ogni tanto storie di questa tipologia su Zagor ci stanno più che bene, anche se magari possono far storcere il naso ad alcuni puristi.

I disegni di Dotti sono molto adatti alla storia, la resa dei personaggi è azzeccata e il cattivo raffigurato in modo indimenticabile. Sui Zagor e Cico invece c’era ancora qualche incertezza di caraterizzazione, i personaggi sono sicuramente disegnati bene ma in modo un po’ insolito.
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Giaguaro2 presenta:

6_ FRATELLI DI SANGUE

#411 Fratelli di sangue
#412 Territorio comanche
#413 Sotto la bandiera del Messico
#414 Sfida sui monti Wichita
Testi: Mauro Boselli
Disegni: Carlo Raffaele Marcello
Ottobre, novembre, dicembre 1999, gennaio 2000; pagine: 376
Con:
ZAGOR: Mauro Boselli riprende elementi del personaggio mitologico, epico, tratteggiato dall’ultimo Sclavi (Incubi) e altri più tipicamente nolittiani (l’iniziale sospensione tra le due cause, e la seguente scelta a favore di quella indiana rispetto a quella dei bianchi) per metterli al servizio di una sua tipica interpretazione dell’eroe. Un eroe certamente protagonista, ma insieme agli altri suoi fratelli di sangue, Lupo Grigio e Adam Crane, a sottolineare la coralità di una storia tipicamente boselliana.
CICO: forse non combina molto sul piano dell’azione pura, ma si prende i suoi spazi senza economizzare: compone e intona ben cinque (un record) delle sue tipiche canzoncine in rima, la prima della quale è una sorta di flashback romanzato, la seconda la esegue mentre volteggia in un ballo tex-mex, la terza lo vede in versione galante, la quarta è un personalissimo canto di morte con cui si prepara ad affrontare la fine al palo della tortura, e nella quinta si esibisce contemporaneamente anche in una danza al ritmo dei tamburi comanche. Altri due passaggi memorabili sono il ricordo di infanzia e lo sfogo in cui si lascia andare costatando lo scarso prestigio dello Spirito con la Scure nella Comancheria.
LUPO GRIGIO: il sakem Quahadi, nominato capo supremo di guerra di tutti i Comanche, si conferma personaggio di indubbio fascino per il grande coraggio e l’estrema lealtà.
ADAM CRANE: il suo ruolo sembra essere opposto a quello di Lupo Grigio (con Zagor nel mezzo), ma a lungo andare dovrà ammettere che la sua, nella disputa tra texani e comanche, non è la parte della ragione. Cambierà casacca anche sentimentalmente, lasciando Rose per Fiore Nascente.
ORSO NERO: guerriero Penateka Comanche dal carattere bellicoso, non è certo uno che va troppo per il sottile se c’è da compiere una sanguinosa scorreria a danno dei coloni bianchi o da eliminare a sangue freddo i trafficanti traditori; ma ha senso dell’onore e lealtà.
PIEDE GROSSO: braccio destro di Lupo Grigio, il Quahadi è il tipico pellerossa leale e affidabile della tradizione zagoriana.
FIORE NASCENTE: giovane e graziosa squaw Kotsoteka Comanche, imbastisce una storia d’amore con Adam Crane a suon di salvataggi reciproci (a parte l’iniziale tiro mancino che rivela come sia lei la più sveglia della coppia). Marcello indugia in più di una vignetta sulle sue grazie, comprensibilmente.
COLONNELLO STEPHEN AUSTIN: personaggio che si rifà alla figura storica del cosiddetto padre del Texas, nell’interpretazione di Boselli e Marcello è il classico militare già ben avviato alla carriera politica. Un pizzico di decisionismo, ma solo quando è alle strette, e molta lungimiranza per tenere il piede in più staffe.
BURNETTE: ottuso e opportunista, tanto lesto nel eliminare i nemici quando si trova in posizione di vantaggio, quanto codardo quando vede la mal parata.
JOSELITO: capo Penateka Comanche è una vecchia conoscenza, essendo stato tra i protagonisti anche del precedente episodio texano “Comancheros”; nel frattempo non ha perso il vizio di allearsi con i peggiori elementi della regione, ma nell’occasione questa pessima abitudine gli sarà fatale.
JUAN: indomito reduce dalla disfatta messicana contro il Texas, il soldato Juan è un vero patriota, anche se poco lucido e avveduto.
GENERAL VICENTE: il classico generale messicano, visto in tanti spaghetti-western e fumetti. Individuo abietto, senza onore, spietato, avido, sadico, ma tronfio nella sua pomposa divisa.
DELGADO: luogotente di Vicente, può essere definito leggermente meno peggio del suo general, laddove si consideri il cinismo una forma di intelligenza evoluta.
MOLTI OCCHI: sciamano della tribù dei Mohicani di Darkwood, il narratore di questa avventura è un personaggio ricorrente nella saga zagoriana.
I COMANCHE: anche considerando gli autori Boselli e Marcello, nella minuziosa rappresentazione dei pellerossa, questa “Fratelli di Sangue” ricorda un po’ il bellissimo speciale “La congiura degli dei”, stavolta con l’obiettivo puntato sui Comanche in luogo degli Irochesi. I primi ad esserci presentati sono i Kotsoteka Comanche che il volenteroso Maguara conduce in missione di pace a San Antonio per incontrare il colonnello Austin. Finiranno sterminati quasi tutti pur se protetti dalla bandiera bianca. Tra le fila dei sopravvissuti, si può rammentare il giovane e anonimo capo di guerra; indimenticabile poi la bella Fiore Nascente. Lupo Grigio e i suoi Quahadi mantengono inattaccabile il loro prestigio tra le varie tribù di Comanche; di assoluto valore la salda figura di Piede Grosso. Una banda di Penateka Comanche arriva poi di gran carriera sulla scena, guidata dal belligerante Orso Nero, fermamente intenzionato a prendere lo scalpo nientemeno che a Zagor. Un tipo da prendere con le molle, anche se nel complesso positivo; certamente non infido come il suo sakem Joselito, doppiogiochista e invidioso della ricchezza e del prestigio Quahadi. Boselli forse accarezza l’idea di fare di questa storia una sorta di “All’ultimo sangue” in salsa comanche, ma vi rinuncia; non è più il tempo degli eroi tragici nolittiani.

Chissà se gli amanti delle etichette consideravano a questo punto il cosiddetto Rinascimento finito; certo leggendo “Fratelli di sangue” sembra di essere ancora ai tempi della mitica trasferta cominciata con “L’esploratore scomparso”. Anzi, a ben vedere Boselli perde forse qualcosina in freschezza, (ma potrebbe benissimo essere un’impressione) ma guadagna in ariosità della avventura e complessità della trama, per una storia assolutamente monumentale. Una storia eroica, metalinguistica (è un racconto nel racconto), di grande respiro epico, con ben due incontri nelle celesti praterie, e con personaggi memorabili nel pieno del loro carisma. Stragi di indiani, stragi di texani, stragi di bisonti, amori perduti e amori trovati, tradimenti, inganni, missioni pericolose; una storia che ha tantissime storie, e tantissimi personaggi che riescono, di volta in volta, a mettersi in luce. Forse questa maestosità nasconde una consapevolezza di Boselli, che si rende conto che la saga è destinata ad essere unicamente un luogo di racconti avventurosi, e che lo spessore tragico di certe storie nolittiane, non può più trovare una collocazione credibile in una simile ambientazione.
Ma, a conti fatti, “Fratelli di sangue” è giustamente da annoverare nei capolavori zagoriani.
Del resto anche sul forum spiritoconlascure l’avventura di Boselli e Marcello ha raccolto molti pareri entusiastici; qualcuno, al tempo, forse faceva ancora fatica a digerire la diversità dello stile dello sceneggiatore, la coralità del suo narrare, spesso contrapposta alla linearità nolitttiana. Fisime che il tempo ha saggiamente liquidato.

Mauro Boselli è in gran spolvero, e racconta una storia reggendo con maestria i tanti fili della trama, che non gli si ingarbugliano mai. I suoi riferimenti sono lo Sclavi di “Incubi”, per la figura epica dell’eroe ma anche per i dubbi legati ad essa (per due volte Zagor viene escluso dal consiglio dei capi Comanche), e le tragiche storie nolittiane dedicate all’amaro destino dei pellerossa. Considerato che la precedente storia dello sceneggiatore milanese sulla Zenith è “Il Ponte dell’Arcobaleno”, forse i dubbi sulla possibilità di un finale tragico anche per “Fratelli di sangue”, sul modello delle storie nolittiane, non possono che essere comprensibili. L’autore, in un suo intervento sul forum, parla di aver scelto un finale “falsamente consolatorio”, ritenendo quello tragico in origine previsto, “intollerabile”.
Chissà; la storia è comunque molto bella. Certo, forse non commuove come “Libertà o morte”, ma d’altra parte il 2000 non è il 1972, e forse la figura di quello Zagor è anche legata principalmente a quei tempi.

Carlo Raffaele Marcello è un artista di razza e illustra da par suo queste 376 tavole dense di azione, di personaggi ben caratterizzati, di grande dinamismo, di grandiosa gestione nello spazio. Il disegnatore nato a Ventimiglia non ha alcun punto debole: in ogni vignetta bianco e nero si spartiscono in modo sublime gli spazi.

Delle quattro copertine di Gallieno Ferri l’unica veramente memorabile è “Territorio Comanche”: semplice ed efficace (quasi) come quelle dei bei tempi. La cover che apre la storia, e ne porta il titolo, possiede anch’essa la semplicità dei capolavori della cosiddetta golden age, ma è forse poco incisiva. “Sotto la bandiera del Messico” vorrebbe mostrare un momento toccante (la morte di Juan), ma non va oltre alla valida impostazione generale; “Sfida sui Monti Wichita”, pur nella correttezza formale, è la più debole del lotto.


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Kramer76 presenta

7_FUGA PER LA LIBERTA'

#415 Fuga per la libertà
#416 Catene!
Testi: Moreno Burattini
Disegni: Michele Pepe, Raffaele Della Monica
Febbraio 2000, marzo 2000
Con:
ZAGOR: perfetto per il tipo di storia. La questione indiana è un campo minato senza via di uscita che sottintende la sconfitta finale dell'Eroe ("Libertà o morte", "Arrestate Billy Boy!", "Sandy river"); la battaglia contro lo schiavismo, al di là dei diversi esiti storici di cui Zagor è precursore, sembrerebbe addirittura persa a prescindere: Zagor è in trasferta in un luogo (e in un tempo) in cui lo schiavismo impera e in cui il razzismo ancora sopravvive ai giorni nostri. Proprio per questo nel Profondo sud la retorica zagoriana richiede attuazione il più risoluta possibile.
CICO: oltre ad essere presente per tutto il corso della storia, da grande prova come uomo d'azione salvando la vita a Zagor da una trappola mortale. Non proprio una gag, ma comunque un siparietto spassoso per chi lo conosce da sempre e che ricorda analogo espediente di "Condanna a morte".
TOBY LEE: schiavo fuggiasco dipinto in modo realistico dagli autori, perennemente angosciato dalla perdita del giovane fratello Tom (sbranato dai segugi) e dalle sorti della moglie Liza e della figlia piccola. Riuscirà nella sua disperata impresa solo grazie all'aiuto di due angeli custodi d'eccezione.
MR. LEE: mera rappresentazione della banalità del male. Il latifondista e i suoi sgherri, come gli altri cattivi della storia, vengono letteralmente cancellati dalla faccia della Terra da un uragano in blusa rossa.
LAZARUS BAXTER: è una riproposizione fluviale del laido personaggio del Capitano Seabrook di "Libertà o morte". Anche di lui, del suo barcone della speranza e dei suoi colleghi scafisti non si sentirà più parlare.
BORMANN: proprietario di una infernale soltafara di stile coloniale, compare giusto il tempo di ricevere un pò della sua stessa moneta.

Dopo la lunga avventura in Texas "Fratelli di sangue", Zagor e Cico si apprestano a tornare a Darkwood passando per la Louisiana, dove il destino provvederà a cambiare i loro piani dando il là alla trasferta in Africa, non prima di una full immersion nel Profondo sud americano. "Fuga per la libertà" si pone non a caso tra l'una e le altre avventure, richiamando i temi politici della storia con i Comanche e anche quelli della storia "La terra della libertà", sequel di "Liberty Sam". I due albi hanno ricevuto pareri unanimemente positivi nel topic sul forum SCLS: una storia classica realizzata in modo intenso e appassionante con un finale che fa discutere.

Il paradigma avventuroso della fuga ("La palude dei forzati", "Hawak il crudele") può essere alla base di dieci, cento, mille storie e non stancare mai, se l'autore sa il fatto suo. In questi due albi Burattini dà libero sfogo al puro istinto zagoriano: si veda la spettacolare scena del treno. Azione serratissima senza rinunciare alle dovute pause riflessive. Senza scomodare Nolitta, basti dire che questo è Zagor. La storia si inserisce nel filone zagoriano sullo schiavismo, iniziato con la seminale "I mercanti di schiavi", proseguito con la shockante "I cannibali di Green Spot". Allo stesso filone appartengono le due storie sopra citate con protagonista il compagno liberiano dello sfortunato Manetola, sempre a firma di Burattini. Ultima, ma non ultima, la rauchiana "Rotta verso Panama" dove Zagor si erge a santo protettore dei migranti. "Fuga per la libertà" si colloca, in particolare, tra quelle storie che portano il Re di Darkwood a scontrarsi con la disumana realtà del Sud schiavista. La capostipite è "I ribelli della Lousiana" in cui, ironia della sorte, i neri sono tutti al servizio dei malvagi separatisti e nella quale tuttavia Nolitta ha voluto fare di Zagor un profeta dell'abolizionismo. Za-Gor-Te-Nay non può certo da solo cambiare le sorti del piccolo mondo antico, ma può, con successo, perseguire la propria utopia sottraendo una manciata di poveri cristi alla furia psicotica e collettiva di volenterosi carnefici. Peccato che poi li spedisca a casa dei Cherokee, sui quali incombe "La lunga marcia"... Dalla padella alla brace!

Fa riflettere che proprio questa storia così intensa sia quella con cui Michele Pepe si è accomiatato da Zagor e dalla vita terrena. Sembra quasi un fatto inesorabile che l'abbia disegnata lui, con la sua rinomata sapienza in fatto di espressività e dinamismo (si veda anche "La vittima designata" e soprattutto "Inferno bianco"). Mancano solo gli indiani, che lui sapeva interpretare benissimo. Tutte le note positive di questi due albi passano anche dalle sue mani. La piaggeria necrologica centra poco quando un'interpretazione di Zagor resta così impressa nel cuore dei lettori, o quando lo stile di un disegnatore mette d'accordo puristi e innovatori, nonostante le poche storie al suo attivo. Da segnalare alcune pagine disegnate da Della Monica, a cavallo tra primo e secondo albo.

Belle le copertine di Ferri, soprattutto la prima che esprime come meglio non si poteva lo spirito samaritano dell'albo e, allo stesso tempo, traduce graficamemte la spigolosa condizione dell'essere braccati.


Ultima modifica di INDEX il Sab Feb 24, 2018 6:34 pm, modificato 1 volta in totale
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Kramer76 presenta:

8_IL TESORO DI JEAN LAFITTE

#417 Il tesoro di Jean Lafitte
#418 I pirati del golfo
#419 Destinazione Africa!
Testi: Moreno Burattini
Disegni: Alessandro Chiarolla
Aprile 2000, maggio 2000, giugno 2000; pagine: 282.
Con:
ZAGOR: pur negli standard burattiniani, è uno Zagor anomalo in quanto al centro di una storia corale, alla maniera di Boselli, più o meno costretto a collaborare con un anti-eroe come Jean Lafitte (sulla falsariga di Andrew Cain). Costretto a prendere il mare come in "Il mostro della laguna". Sensibile all'esotismo che reca seco ogni trasferta che si rispetti: tra l'esotismo e l'erotismo di "Vendetta vudu" c'è solo una consonante di differenza, in effetti.
CICO: si divide con Connor il ruolo di spalla di Digging Bill.
DIGGING BILL: caratterizzazione particolarmente attenta ai dettami nolittiani, soprattutto nel voler fugare qualsiasi sospetto di cinismo e avidità. Da segnalare il suo secondo tesoro, dopo il primo in assoluto in "La miniera perduta"; in quest'ultima storia, Boselli aveva fatto, da par suo, un egregio lavoro sul caratterista elevandolo a vero e proprio protagonista.
JEAN LAFITTE: un rischio introdurre personaggi realmente esistiti su Zagor, ma l'alone leggendario che circonda la figura di Lafitte consente ampio margine di manovra al capace narratore. Ed ecco dunque una nuova variante del Capitano Fishleg (dopo Honest Joe), un carismatico lupo dei sette mari, nè troppo pirata, nè troppo signore. Nolitta ringrazia.
DENISE LAFITTE: quando alla dirompente personalità è abbinata una bellezza penetrante, è allora che ci si trova di fronte a un personaggio tra i più memorabili, quantomeno dello Zagor post-nolittiano. Per lei figlia di pirati penso che sia normale.
JACQUES LASSALLE: giovane di belle speranze, segnato dal lutto e dal peccato, alle prese con un percorso formativo disseminato di sortilegi e relazioni pericolose. Toy boy totalmente in balia delle donne della sua vita. E' l'esca che attira il suo pigmalione, Patrick Wilding in arte Damballah, nella tela della donna-ragno.
JOHN CONNOR: ormai culo e camicia con Digging Bill, ma il vecchio amore non si scorda mai e, quindi, si riconcilia con il Capitano cornuto e mazziato. Comprimario perfetto per una storia di pirati e per una caccia al tesoro, a partire dal physique du role.
VAN SUTTER: lui e il suo pard Jerome si dividono con Connor il ruolo di vice-Lafitte. Van Sutter si dimostra grande uomo di azione ma anche dispensatore di perle di saggezza per l'allieva Denise. Vedi Connor, insomma.
POISON: uno dei pochi cajun simpatici comparsi su Zagor, esperto di acquitrini e zanzare, incredibilmente assenti. O c'era stata una moria o Poison è bravissimo ad evitarle. Finisce comunque malissimo.
LEROY: mantiene sempre un basso ed ombroso profilo, probabilmente conscio del destino che lo attende inesorabile una volta rivelato il segreto di cui è depositario.
CHERRY: Mastro Ciliega? Classico avventore da taverna zagoriana, sempre pronto a dire la sua su tesori, maledizioni e quant'altro, al prezzo dell'ennesima bevuta.
BARBE-EN-FEU: vedi Connor. Perfetto cattivo da storia di corsari alla ricerca della classica isola del tesoro. Gioca con il rivale Lafitte scambiandosi i ruoli di cacciatore e preda, con le rispettive navi che appaiono e scompaiono nella nebbia ansiogena. Altro omaggio a Collodi.
BELUCHE E GRAMMONT: vedi Connor, vedi Barbe-en-Feu. Grinte da veri filibustieri.
MARIE LAVEAU: magnifico spettro che aleggia con il suo carico di orge nere, strisciante forza magnetica che trascina protagonisti e lettori verso una storica trasferta.

"Il tesoro di Jean Lafitte" è il primo capitolo della trasferta africana di Zagor, all'interno di una trasferta anche più ampia se si considerano le peregrinazioni americane. Questa trasferta è stata largamente apprezzata dal popolo zagoriano, come traspare anche dai relativi topic del forum SCLS. Una formula vincente, quella delle odissee zagoriane, che Boselli e Burattini hanno saputo rinnovare e riportare più o meno ai fasti nolittiani. La trasferta africana prende le mosse da due pietre miliari del Rinascimento zagoriano, "Vendetta vudu" e "Il terrore dal mare".

"Il tesoro di Jean Lafitte" è il sequel alla storia di Boselli e Laurenti con protagonisti, tra gli altri: la stupenda strega Marie Laveau, fuggita nell'Africa nera da cui sembra chiamare a sè protagonisti e lettori verso nuove pericolose avventure; Jacques Lassalle, zombi prediletto della strega, cerca invano di rifarsi una vita; Digging Bill e John Connor, che si sono uniti in società alla ricerca dell'ultimo tesoro di Jean Lafitte. Sulla scia di quanto fatto da Boselli proprio con Marie Laveau, Burattini romanza la figura storica di Lafitte: è ciò che ci si aspetta da una storia di Zagor e da una storia del genere in particolare. Verbosa eppure divertentissima, non solo per il ritmo incalzante, a tratti frenetico, ma soprattutto per il genere che si presta a dialoghi fitti, ricchi di espressioni gergali e di aneddoti ed esagerazioni; basti leggere per credere i "cinque buoni motivi" per cui a Zagor conviene far buon viso a cattivo gioco e aggregarsi alla ciurma della Pride. Spiegazionismo alla marinara, "alla puttanesca", quanto basta per creare un pò di conflitto etico fra Eroe e anti-eroe, poi del tutto placato in "I bassifondi di New Orleans": sorta di Robin Hood caraibico, tradito dall'avidità dei suoi uomini e dallo Stato, alla ricerca di riscatto più che di tesori. Non dissimile nella filosofia da Digging Bill, irrinunciabile filo conduttore, al pari di Fishleg, tra "Oceano" e Rinascimento zagoriano. Altro genere di conflitto, fra i sessi, tra fantasia erotica e ossessione, introduce quella dose altrettanto indispensabile di rinnovamento insita nell'eredità nolittiana di un'Avventura a 360°.

La meravigliosa Denise è solo uno dei tanti personaggi felicemente caratterizzati, come molto brillantemente sono descritti anche gli ambienti, dall'intricato bayou alla letteraria Isola dello Scheletro, passando per l'oceano in burrasca. Tutti elementi di una natura malafemmena scatenati dal talento di Chiarolla e dal coraggio dell'editore. Sì, perchè ci vuole tanto coraggio a pubblicare questi disegni su Zagor, considerando il feroce tradizionalismo della maggior parte dei suoi lettori. Sebbene l'impatto con le prime pagine sia certamente straniante, con il passare delle vignette diventa chiaro che ci si trova di fronte ad un'opera particolarissima nell'economia della saga, una delle più audaci per concetti espressi.

Prima copertina non del tutto riuscita per gli standard di Ferri, un pò goffa anche nel soggetto. Molto più bella è già "I pirati del golfo", mentre "Destinazione Africa!" è una locandina, un manifesto programmatico di quelli che rimarranno negli annali bonelliani, sul modello di "L'esploratore scomparso" e "Odissea americana", con Digging Bill al posto di Cayetano.


Ultima modifica di INDEX il Ven Feb 23, 2018 12:13 am, modificato 2 volte in totale
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Cain68 presenta

9_IL RITORNO DI CAIN

#420 Il ritorno di Cain
#421 Atlantis
#422 La fortezza nascosta
Testi: Mauro Boselli
Disegni: Stefano Andreucci
Luglio, agosto e settembre 2000; pagine: 238
Con:
ZAGOR: in quest'avventura ambientata in Africa, Zagor lascia spesso il ruolo di protagonista assoluto ad Andrew Cain, cacciatore di mostri che ritorna dopo la splendida avventura "Il terrore dal mare". Lo spirito con la scure è a suo agio tra foreste, deserto ed antiche città dimenticate, però sembra sempre in secondo piano, lasciando la scena agli altri comprimari.
CICO: il fedele amico di Zagor, pur terrorizzato dai mostri che incontra in quest'episodio, arso dal sole e dalla calura, rimane sempre al fianco del suo compagno.
DIGGING BILL: il famoso cercatore di tesori, qui si trova ad esplorare città dimenticate dal tempo, con favolosi tesori ma pericoli inimmaginabili, compie al meglio il suo ruolo di seconda spalla comica (la prima ovviamente è Cico).
ANDREW CAIN: è il vero protagonista della storia, è lui l'esperto del deserto, è lui che conosce alla perfezione usi e costumi dei Tuareg (dei quali è leader indiscusso), è lui che decide di andare a cercare lo scettro di Tin-Hinan, suoi sono i nemici che si trovano sul cammino dei nostri eroi. La sua forte personalità ed il mistero che circonda la sua figura sono elementi che elevano ulteriormente il personaggio come protagonista assoluto dell'episodio.
MARADA: compagna di Cain, nonchè Principessa dei Tuareg, si dimostra degna del suo amato, affrontando con coraggio sia lo sceicco Azim che le forze soprannaturali che i nostri eroi si trovano sul loro cammino.
I TUAREG: alleati fedeli, disposti al sacrificio (e purtroppo più di uno perderà la vita) per la loro regina e per il loro condottiero Andrew Cain, accolgono con calore sia Zagor che Cico, aiutandoli a familiarizzare con la dura vita del deserto.
DEMBE: guida Yoruba, che si dimostrerà molto utile ai nostri eroi, soprattutto nella parte iniziale, quando si trovano ad affrontare prima i pirati Ibo e poi il tiranno di Yaour.
SCEICCO AZIM: mercante di schiavi, acerrimo nemico di Cain e della principessa Marada, alla quale cerca di contendere lo scettro di Tin-Hinan, tanto crudele e senza pietà quanto pavido e vigliacco innanzi ai pericoli mortali che incontrerà durante il cammino.
JOUSSUF: uomo di fiducia di Azim, spietato esecutore della volontà di quest'ultimo ed a lui leale fino alla morte, si dimostra combattente valoroso durante la battaglia di Gebel Shaat.
GOUHL: creature che vengono dalla notte dei tempi, eredità degli antichi abitanti di Atlantis, ormai diventati mostri che si nutrono di carne umana, saranno avversari che impegneranno allo stremo Zagor, Cain ed i Tuareg ed esigeranno un pesante tributo di sangue.
I MORTI VIVENTI: esseri appartenenti a diverse ere, risvegliati dal malefico potere di Kush, assedieranno Zagor ed i suoi amici nella fortezza abbandonata e solo dopo una strenua battaglia verranno vinti, quando ormai tutto sembrava perduto.
I NEGROMANTI DI KUSH: Xaltoom e Kandaar, risvegliano con i loro diabolici poteri, orde di morti appartenenti ad ogni era pur di uccidere Zagor, Cain ed i loro amici, ma alla fine di una strenua battaglia verranno uccisi, grazie all'audacia ed all'astuzia dello spirito con la scure, che utilizzerà il feticcio Ju-Ju.

La storia inizia con un prologo che collega quest'avventura con la fine de "Il terrore dal mare", ritroviamo infatti Andrew Cain vivo, dopo aver affrontato il Kraken con la sua spada ed averlo sconfitto, si trova catapultato su una spiaggia deserta, ma ancora in pericolo, infatti sul relitto della "Lady Leroy" deve affrontare anche le deformi creature seguaci del Barone Wolfingham e dedite al culto di Dagon.
Dopo averle sconfitte, Cain costruisce una zattera che lo porterà ad arrivare in Africa, dove verrà catturato da alcuni mercanti di schiavi; quando tutto sembra perduto, prima di essere venduto allo sceicco Azim, riesce a liberarsi ed a fuggire anche grazie alla principessa Marada ed ai suoi Tuareg, che si trovava ospite di quest'ultimo.
Contemporaneamente, Zagor, Cico, Digging Bill e Dembe, scesi dalla Pride, per continuare la ricerca di Jacques Lassalle, si trovano prima assaliti dai pirati Ibo, che Zagor riesce a sconfiggere nella foresta, volando tra gli alberi come solo lui sa fare, e come sa fare il dio serpente Damballah. Incontrano poi il tiranno di Yaour ed il suo sciamano, che sfida Zagor ad impugnare il feticcio magico Ju-Ju, che nessuno oltre a lui può reggere in mano, pena la morte. Zagor capisce qual'è il segreto del feticcio e così umilia lo sciamano e riesce a farsi dare le informazioni che cercava su Jacques, direttamente dal feticcio (in realtà è un banale trucco da ventriloquo) che gli viene addirittura lasciato dato che è riuscito a sconfiggerne la magia.
Questo feticcio apparentemente inutile, in realtà si rivelerà decisivo nel corso dell'avventura.
Successivamente, Zagor ed i suoi amici, traditi da un ibo al quale Zagor aveva salvato la vita e che si era offerto di far loro da guida, vengono catturati dagli uomini di Azim che intende venderli come schiavi, ma nottetempo vengono liberati dai Tuareg e da una loro vecchia conoscenza: Andrew Cain.
I nostri eroi si riposano nella dimora dei Tuareg, tra le montagne del Tedrest, però sarà una breve sosta, poichè ripartiranno subito alla ricerca della perduta città atlantidea di Achron dove nella tomba del re Thaylas sarebbe sepolto lo scettro di Tin-Hinan, ultima regina di Atlantide che diede origine alla razza berbera, per cui Marada e Cain cercano lo scettro per poter guidare tutti i Tuareg alla ribellione contro gli arabi.
Troveranno Achron, lo scettro ma anche i Ghoul, divoratori di cadaveri ed affamati di carne umana, probabilmente i discendenti degli antichi abitanti delle città atlantidee, ormai trasformati in mostri. La lotta sarà dura e feroce, diversi Tuareg pagheranno con la vita il loro coraggio ed usciti dalla tomba della piramide, i nostri eroi dovranno affrontare un altro pericolo: lo sceicco Azim ed i suoi sgherri che hanno approfittato della situazione per prendere prigioniera Marada ed i Tuareg alla guardia dell'accampamento.
Solo l'arrivo del tramonto, quando i Ghoul possono uscire allo scoperto, senza più la luce del sole ad impedirlo, permetterà a Zagor ed ai suoi amici di fuggire, sino ad arrivare alla fortezza di Gebel Shaat dove avrà luogo lo scontro finale tra Cain e la demoniaca magia di Kush: arriva infatti l'orda di morti viventi riportata in vita da Xaalthoom e Kandaar.
In questa lotta, Azim e Zagor dovranno allearsi per cercare di sopravvivere e grazie al feticcio Yu-Yu, i nostri riusciranno prima ad ingannare i mostri, riuscendo ad avvicinarsi ai due negromanti e poi, grazie al sacrificio di Youssuf, Zagor riuscirà ad uccidere prima Xalthoom e poi Kandaar grazie al feticcio. La morte dei due negromanti farà dissolvere all'istante l'armata dei morti viventi.
Finita l'avventura le strade di Zagor e Cain si dividono, il primo con Cico e Digging Bill continua la sua ricerca di Jacques Lassalle, che lo porterà dalla misteriosa regina nera del Songhay, mentre Cain, Marada, Dembe ed i Tuareg torneranno nella loro terra, l'Ahaggar.

Questa storia dà l'inizio alla trasferta in terra africana di Zagor e Cico, che li porterà ad affrontare avventure di diverso genere con vecchi amici e nemici, mai dimenticati.
E' una storia che mi è sempre piaciuta moltissimo, ritengo che Boselli ed Andreucci abbiano confezionato un autentico capolavoro, riuscendo a farci vivere l'atmosfera del deserto, dei Tuareg, delle vecchie leggende e maledizioni, di magia e demoni, ma anche di popoli selvaggi e crudeli, di amicizia, valore e tradimento.
C'è tutto: storia, superstizione, magia, mistero, avventura, eroismo e viltà, coraggio ed inganno, tutto miscelato alla perfezione da Boselli, qui in una delle sue migliori opere e magistralmente illustrata da Andreucci, che ha dominato da par suo sia il paesaggio della foresta pluviale, con i suoi corsi d'acqua e la sua fitta vegetazione, sia il deserto, così arido, ostile e mortale per gli sventurari che vi si avventurano; per non parlare delle tombe atlantidee, di come ha reso sia le cripte che il loro oscuro contenuto, i demoniaci Ghoul.
I disegni di Andreucci sono assolutamente superbi sia quando ci illustrano dei paesaggi naturali (vedasi per esempio le cascate, gli animali che si incontrano nel fiume ecc..), sia quando ha rappresentato i vari personaggi, anche minori (come ad esempio lo sciamano ed il suo feticcio), con dei primi piani mozzafiato ed il grandissimo dinamismo che si trova nelle scene d'azione (Zagor è nel suo elemento nella giungla e non fa certo rimpiangere Tarzan per come volteggia tra i rami).
Nella storia l'assoluto protagonista è Cain: si inizia con il prologo che fa da collegamento con la fine de "Il terrore dal mare", è lui a liberare Zagor dagli uomini di Azim, è lui ad insegnare le usanze dei Tuareg ed è contro di lui che si muovono sia Azim che i negromanti di Kush.
Zagor, è protagonista nella parte iniziale quando combatte i pirati Ibo, quando non si fa ingannare dallo sciamano e lo beffa in astuzia, poi passa in secondo piano lasciando la scena a Cain ma sempre pronto a prendere le decisioni importanti (come quando condona la vita ad Azim contro il parere di Cain) ed è lui, con l'aiuto del feticcio e trovare il modo di avvicinare i due negromanti ed è sempre lui ad eliminarli, ponendo fine alla minaccia dei morti viventi.
Tutti i personaggi, anche quelli minori (e sono tanti), hanno uno spazio e sono molto ben caratterizzati, Boselli ha davvero fatto un lavoro eccellente.
Dopo aver letto questa storia, è stato naturale pensare ad un romanzo di R.E. Howard, dalle cui opere Boselli ha modellato il personaggio di Andrew Cain, facilmente identificabile nel Solomon Kane di Howard.


Ultima modifica di INDEX il Sab Mar 03, 2018 1:34 pm, modificato 1 volta in totale
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ElEmperador presenta

10_ LA REGINA DELLA CITTA' MORTA

#422 La Fortezza Nascosta
#423 La Regina della Citta Morta
#424 L’Impero di Songhay
Testi:Boselli
Disegni: Laurenti
September 2000, October 2000, November 2000 Pages:232

Zagor: Or Damballah? Zagor in that story seems more Tarzan than himself. He found another jungle for his taste and maybe another lover after Frida, Virginia and Gambit. In fact, Marie Laveau always had an attraction towards Zagor.
Cico: A very good and active Cico, who contributes hugely to the story.
Digging Bill: It is always a pleasure to see the treasure hunter especially in a long journey. A little bit offside, he came here to find the last treasure of Jean Lafitte but found instead zombies and necromancers.
Marie Laveau: It is a true character that was happily introduced in the Zagor epopee with great success. The true one (or two?) lived in New Orleans and had a great influence as mambo on the slaves but also in the rich plantations. She had 11 sons and daughters and one of them, Marie Laveau II, continued her duty. Well, probably Zagor met the first one. Anyway, we left Marie Laveau in a very big trouble in the Louisiana Bayous but she was resuscitated in a way and transferred in the heart of Black Africa, was trying to reinstaure the dead and antique Songhay Empire with the help of black magic and necromancers. She attracted her old <zombie> Jacques Lassalle, son of his enemy and former lover Eric Lassalle. She also <convinced> Zagor to be Damballah for a short time. His ally Vendhys betrayed her. He was saved thanks to Zagor and friends. After the fall of the second Songhhay Empire, she decided to live with the pigmies of the region. Was had she a kind of liaison with Zagor during that time? Or later? A mystery…
Jacques Lassalle: Son of Eric the buccaneer, he was transformed in a zombie by Marie Laveau in Louisiana as a revenge against her former lover Eric. During this African trip also he was under Marie Laveau’s influence and escaped from the Pride. This trip transformed Jacques Lassalle from a kind of fils-a-papa to a real man. He is saved from the malefic influence of Marie thanks to Zagor but also to his wife Denise…
Denise Lafitte: Pride and courageous girl of the captain of the Pride, Jean Lafitte, she tried to do her best to rescue her lover from the claws of the majestic Marie Laveau.
Van Sutter: One of the important members of the crew of the Pride. He accompanied Denise in the search of Jacques Lassalle.
Jerôme: Another buccaneer in the Lafitte crew. Killed by the followers of Marie Laveau, during the search of Jacques.
Vendhys: A Kush necromancer ally to Marie Laveau for founding again the legendary Songhay Empire. He betrayed her and was killed by Zagor.
Bamayo: The sorcerer of the Bahmiles. He died.
Damballah: Warlord in the voodoo mythology and the Songhay Empire. Marie Laveau thinks that Zagor is the reincarnation of Damballah.
M’beke: A pigmy Bahmile.
Nguye: Spiritual leader of the Pigmies Bahmile. His people is saved from Marie Laveau’s persecution thanks to Zagor.

Zagor, Cico, Digging in one part, Denise Lafitte, Van Sutter and Jerôme of the Pride on the other hand, are looking for Jacques Lassalle, dramatically lost in the black continent, under the influence of the demoniac voodoo mambo Marie Laveau. They will face an enchanted Africa with all its natural beauties and its interesting inhabitants like the Pigmies, but also myths and mysteries, lost kingdoms, Kush necromancers, giant vermin, mythological lions and… Damballah. They will finally discover the revitalized Songhay Empire with a mysterious queen who is in fact Marie Laveau that all believed dead in the Louisiana Bayous. Treasons, epic scenes and the final revolt of the so-called Damballah under the mambo’s influence: Io non sono Damballah ..SONO ZAGOR!

A very emotive story plenty of surprises with very well characterized figures, with almost positive feedbacks at the SCLS site but also elsewhere.

Boselli: We see the prolific author in an <état de grâce>, very familiar with the African myths and environment. This African odyssey can be considered a pure success with the excellent cooperation of Boselli and Burattini but also with the remarkable art of the drawers having taking part to those masterpieces.
Laurenti: is one of them, maybe the best, very well adapted to the African panorama and the abandoned castle, the animals, but also to the characters that he had already experimented in <Vendetta Vudu> . I can personally, only repeat his eloquence and capacity to represent beautiful women such Denise and Marie Laveau as a plus.
Grosso modo, a story to read and read again.
For the covers, the first was in relation with the previous story but the Maestro had done as usual an excellent job, but to say the truth, I would prefer the Marie Laveau of Laurenti.

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Traduzione in italiano di Lupo Bianco:
MADAME LAVEAU

ZAGOR: O Damballah? In questa storia Zagor sembra più Tarzan che se stesso. Egli trova un'altra giungla che lo mette a suo agio e forse un'altra amante dopo Frida, Virginia e Gambit: Marie Laveau, la quale in effetti prova una costante attrazione per Zagor.

CICO: Un Cico molto funzionale e attivo, che contribuisce per buona parte alla trama.

DIGGING BILL: E' sempre un piacere ritrovare il cacciatore di tesori, specialmente nel contesto di un'odissea. Stavolta egli è in cerca dell'ultimo tesoro di Jean Lafitte, ma trova zombie e negromanti al suo posto.

MARIE LAVEAU: E' un personaggio vivido, introdotto nella saga zagoriana con felice intuito e grande successo. Quella vera (o erano forse due?) viveva New Orleans e godeva di vasta influenza come mambo tra gli schiavi ma anche nelle piantagioni dei ricchi signori. Ella ha avuto 11 figli e una di questi, Marie Laveau II, ne ha ereditato il ruolo. Per quanto ne sappiamo, probabilmente Zagor ha incontrato la prima delle mambo. Noi lasciammo Marie Laveau in grossi guai nelle paludi della Louisiana, ma essa in qualche modo se l'è cavata e si trova ora in Africa Nera, intenta a ricostituire l'antichissimo e morto Impero di Shongay con l'aiuto della magia nera e dei negromanti. Ella attira ivi il suo vecchio “zombie” Jacques Lassalle, figlio del suo nemico e vecchio amante Eric Lassalle; inoltre riesce a “convincere” brevemente Zagor di essere la reincarnazione di Damballah. Tradita dal suo alleato Vendhys, Marie è salvata infine da Zagor e dai suoi amici; dopo la caduta del secondo Impero di Shongay la nostra decide di vivere tra i pigmei della regione. Ci fu una relazione di qualche tipo tra lei e Zagor durante queste vicende o successivamente? Ciò è lasciato nel mistero...

JACQUES LASSALLE: figlio del bucaniere Eric, egli venne trasformato in zombie da Marie Laveau in Luisiana, come vendetta postuma di quest'ultima nei confronti del suo antico amante Eric. Durante quest'odissea africana egli rimane sotto l'influenza di Marie Laveau e scappa dalla Pride. Quest'avventura trasforma Jacques da figlio di papà a vero uomo; egli infine viene sottratto alla malefica influenza di Marie da Zagor, ma anche da sua moglie Denise.

DENISE LAFITTE: orgogliosa e coraggiosa figlia del capitano della Pride, Jean Lafitte, Denise fa il possibile per sottrarre il suo amante dalle grinfie della grande Marie Laveau.

VAN SUTTER: uno dei membri più importanti dell'equipaggio della Pride; accompagna Denise alla ricerca di Jacques Lassalle.

JEROME: un altro pirata dell'equipaggio di Lafitte, ucciso da seguaci di Marie Laveau durante la ricerca di Jacques.

VENDHYS: un negromante di Kush, alleato di Marie Laveau nella fondazione del secondo Impero di Shongay. Egli tradirà per poi finire ucciso da Zagor.

BAMAYO: lo stregone dei Bahmilles. Morirà durante l'avventura.

DAMBALLAH: Signore supremo della mitologia voodoo e dell'Impero di Shongay. Marie Laveau pensa che Zagor ne sia la reincarnazione.

M'BEKE: un pigmeo Bahmile.

NGUYE: guida spirituale dei pigmei Bahmile. Zagor salva il suo popolo dalla persecuzione di Marie Laveau.

Zagor, Cico e Digging Bill da una parte, Denise Lafitte, Van Sutter e Jerome della Pride dall'altra,sono alla ricerca di Jacques Lassalle, scomparso in circostanze drammatiche nel continente africano sotto l'influenza della demoniaca mambo del voodoo, Marie Laveau. I protagonisti si troveranno ad affrontare un'Africa incantata, con tutte le sue bellezze naturali e i suoi pittoreschi abitanti, come i pigmei, ma anche coi suoi molti miti e misteri, regni perduti, negromanti di Kush, giganteschi mostri, leoni mitologici e.....Damballah. I nostri eroi scopriranno presto il risorto Impero di Shongay con la sua misteriosa regina che si scoprirà essere Marie Laveau, che tutti credevano morta nelle paludi della Louisiana. E tradimenti, scene epiche e la rivolta finale del designato Damballah: io non sono Damballah....IO SONO ZAGOR!
Una storia davvero emozionante, piena di sorprese e con personaggi ben caratterizzati, con recensioni quasi unanimemente positive sul forum di SCLS e altrove.

BOSELLI: qua il prolifico autore si trova in uno stato di grazia, del tutto a suo agio con i miti d'Africa e l'ambiente dell'avventura. Questa odissea africana può essere considerata un successo completo grazie all'eccellente collaborazione di Boselli e Burattini, ma anche grazie alla notevole abilità artistica dei disegnatori coinvolti nel progetto.

LAURENTI: e Mauro è certamente uno di questi ultimi, forse il migliore. Egli sembra nel suo mondo alle prese coi paesaggi africani, i castelli abbandonati, gli animali, ma anche coi personaggi che aveva già illustrato in “Vendetta Vudu”. Personalmente posso solo considerare la sua raffinatezza nel rappresentare donne bellissime del livello di Denise e Marie come un valore aggiunto alla storia
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Cama69 presenta

11_LA TERRA DELLA LIBERTÀ

#425 La Terra della Libertà
#426 Le Guerriere della Savana

Testi: Moreno Burattini
Disegni: Gallieno Ferri

dicembre 2000; gennaio 2001; pagine: 188
Con:
ZAGOR: L’autore toscano di solito predilige una descrizione incisiva dell’eroe sia fisicamente che intellettivamente e questa storia non è da meno, anzi. Zagor in tutte le fasi della storia è molto propositivo, ha un atteggiamento da vero leader, affronta tutti gli avversari con determinazione e all’occorrenza si mostra irruento e sbrigativo, come ad esempio nella sequenza in cui spara a bruciapelo contro avversari armati di coltello, oppure quando dopo aver atterrato le amazzoni repentinamente raccoglie da terra una specie di coltellaccio e lo scaglia con forza verso l’incredulo re Gezo, che stava assistendo al duello colpendolo al cuore e uccidendolo all’istante. Nel corso della storia viene catturato dai guerrieri Fon solo perché sono in numero preponderante e con l’aiuto di una rete.
CICO: non è molto protagonista, in questa storia la sua presenza si può definire al minimo sindacale, però si mostra molto altruista
LIBERTY SAM: coprotagonista della storia è un ex-schiavo di colore che Zagor ha conosciuto la prima volta nel sud degli stati uniti in una delle più drammatiche avventure della collana e lo ha rincontrato in una seconda storia dove lo ha aiutato a fuggire insieme ad altri schiavi dagli Stati Uniti verso il continente africano. Liberty Sam è un personaggio indimenticabile creato da Nolitta e molto amato dai lettori, è caratterizzato di una indomabile voglia di libertà e di rifiuto al sentimento di rassegnazione alla condizione di schiavitù. In questa storia deve acquistare e portare della polvere a base di chinino a Monrovia per debellare un contagio di malaria.
REBECCA: moglie di Liberty Sam, partita con lui dal suolo americano, in questa storia si prodiga a curare i malati di malaria finendo anche lei per contagiarsi.
RODRIGUES: contrabbandiere e ladro di diamanti portoghese, si tratta di un personaggio sfaccettato: da un lato è un fuorilegge, ma diventa un prezioso alleato di Zagor e Liberty Sam abbracciando con convinzione la nobile causa di curare l’epidemia di Monrovia e non nutre alcun sentimento razzista.
LEONARD E CUSHING: medici bianchi che onorano in pieno il giuramento di Ippocrate curando tutti indipendentemente dal colore della pelle anche a costo della loro stessa vita. Il primo parte con Liberty Sam per acquistare il chinino e portarlo a Monrovia, il secondo rimane nella cittadina a curare i malati.
BANKUR: fa parte del gruppetto con Zagor e Liberty Sam, muore in un duello con un’amazzone
LAFITTE, DENISE, LASSALLE, DIGGING BILL: sono personaggi rilevanti ma che in questa storia sono poco più che comparse, anche se alla fine Lafitte è determinante per salvare Zagor e il suo gruppetto e portare il chinino a Monrovia.
MANKO: componente della tribù Dan, fa parte del gruppetto di Liberty Sam che deve acquistare e portate il chinino a Monrovia; in realtà è un traditore il cui vero scopo è impedire di far arrivare il prezioso farmaco a Monrovia per provocare quanti più morti nella speranza che la città venga abbandonata da tutti. Anche Manko, nel suo piccolo, è un personaggio sfaccettato: le sue intenzioni sono molto crudeli ma a spingerlo non è il potere o la ricchezza, ma bensì un tentativo di salvaguardare la cultura e le tradizioni del suo popolo, i Dan, messi in pericolo, a loro stessi dire, dagli ex-schiavi arrivati dall’America. Ciò non giustifica minimamente il suo distorto e aberrante idealismo, ma lo rende quantomeno un personaggio complesso.
RIVERA: medico peruviano cacciato da suo paese che ha rinnegato completamente il giuramento di Ippocrate, le sue azioni sono mosse unicamente dall’avidità, per soldi è disposto a lasciar morire di malaria gli abitanti di Monrovia.
RE GEZO: sovrano della tribù dei Fon del Dahomey, ha fama di essere un re sanguinario e crudele, e conclude diversi affari con gli schiavisti bianchi. Nella storia muore quasi subito dopo la sua comparsa, quindi non c’è modo di verificare quanto la sua fama sia meritata
LE AMAZZONI DEL DAHOMEY: sono la guardia personale del re, famose in tutto il territorio Dahomey per la loro abilità nell’uso dei fucili e nei duelli corpo a corpo all’arma bianca.
IL GOVERNATORE DI LAGOS: governatore inglese di Lagos ordina alle truppe di sua maestà di catturare Lafitte, Rodirigues e quindi Zagor e Cico per furto e traffico di diamanti. L’accusa è veritiera, anche se i nostri eroi sono estranei essendone invece coinvolti Rodrigues e Lafitte. Nella storia il governatore compare in poche vignette, ma sono sufficienti per capire che si tratta di un despota che impicca a seconda di come si alza la mattina.
FON: tribù del Dahomey, costituita da guerrieri bellicosi, sono dediti alla cattura di uomini di colore non appartenenti alla loro etnia da rivendere agli schiavisti per portarli in America.
DAN: tribù che vive nelle zone interne circostanti alla cittadina di Monrovia, si oppone all’arrivo dall’America degli ex-schiavisti perché temono di smarrire i loro usi, costumi e la loro cultura, magari finendo per diventare a loro volta degli schiavi.

La storia è ambientata in Africa e costituisce il capitolo finale della trasferta prima del ritorno sul suolo americano. La trama è costituita da un filone narrativo principale in cui Zagor, Liberty Sam e un gruppetto di persone devono acquistare del chinino da un medico peruviano per portarlo a Monrovia dove è in atto una a terribile epidemia di Malaria. Ad impedire o rallentare questa corsa contro il tempo ci sono diversi inconvenienti: le truppe inglesi che cercano di arrestare alcuni componenti del gruppetto, il medico Rivera che pretende di avere più soldi di quanto pattuito per vendere il chinino, il naufragio della barca dopo uno scontro con una nave da guerra inglese e una tempesta, la comparsa di una tribù Fon bellicosa e infine la presenza di un traditore nel gruppetto che vuole impedire di far giungere il chinino a Monrovia.
Sul forum SCLS la storia non ha avuto molte recensioni anche se quelle presenti sono in media positive, però è più interessante la pubblicazione da parte di Burattini del soggetto originale come fu approvato in principio. L’aspetto interessante è dovuto al fatto che il soggetto originale prevedeva che la storia fosse distribuita su tre albi, ma poi ha dovuto subire un robusto taglio eliminando completamente un intero albo.

BURATTINI: l’autore toscano, dopo le due precedenti storie di Boselli, riporta Zagor ad una dimensione più umana, affidandogli una missione quasi banale se raffrontata a quelle che ha dovuto affrontare in precedenza. Burattini scrive una storia che contiene una forte impronta del suo stile di scrittura. Ci sono molte documentazioni sia dei luoghi africani e sia degli usi e costumi delle popolazioni locali, e sono delineate e affrontate le conseguenze sulle popolazioni locali dell’arrivo di tanti ex-schiavisti dal continente Americano. Ci sono diversi momenti di azione e scontri in cui si vede lo Zagor burattiniano all’occorrenza sbrigativo e infine è presente il traditore che dona quel tocco di giallo e di sorpresa che piace all’autore toscano.
Leggendo la storia si ha la sensazione di una improvvisa accelerazione degli eventi e di un finale molto rapido, forse troppo rapido rispetto al primo albo e mezzo. Questo effetto è stato causato dal taglio di un intero albo in cui si sarebbe dovuto sviluppare la parte in cui il gruppetto di Zagor era prigioniero della tribù Fon e dal soggetto originale si capisce che si sarebbero sviluppare ulteriormente le tematiche sulle implicazioni sociali con l’arrivo degli ex-schiavi dall’America, sul colonialismo, ed era prevista una storia di amore tra Rodrigues e una delle amazzoni. Dispiace non aver potuto leggere la storia per come era stata strutturata e che sembrava darle tutt’altro respiro, è un peccato che molto materiale raccolto da Burattini per documentarsi alla fine non sia stato utilizzato.
Comunque anche monca di un albo, la storia sembra piacevole da leggere e coinvolgente nella continua lotta contro il tempo per salvare gli abitanti di Monrovia, tuttavia sembra risultare la più debole tra quelle del ciclo Africano.
FERRI: i disegni sono belli, curati, precisi, con pennellate decise a donare degli ottimi effetti chiaro-scuri. La qualità dei disegni sembra migliore rispetto a quelli precedenti, sembra di rivedere il Ferri classico più giovane. Rimane solo qualche perplessità sulla rappresentazione di Denise che risulta meno sensuale e affascinante di quella illustrata da Laurenti e Chiarolla.
COVER: le copertine di Ferri, pur non presentando particolari problemi, sembrano abbastanza comuni; tra le due la prima è forse più accattivante.


Ultima modifica di INDEX il Ven Feb 23, 2018 12:14 am, modificato 3 volte in totale
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Andrea67 presenta:

12_VERACRUZ

#427 Veracruz
#428 Plotone d’esecuzione
Testi: Mauro Boselli
Disegni: Massimo Pesce
Febbraio, marzo 2001; pagine 188
Con:
ZAGOR: irascibile e generoso come ai bei tempi, non si lascia incantare dall’amico ritrovato, anzi, tiene nei suoi confronti un atteggiamento piuttosto antipatico che però corregge nella parte finale.
CICO: finalmente si trova nel suo ambiente. Si esibisce in un’esibizione canora nel rifacimento del Trio Gonzales, con Guitar Jim ospite di lusso. Confeziona altre gags ed ha un ruolo attivo per tutta la vicenda.
GUITAR JIM: dopo l’errata caratterizzazione datagli da Castelli, si torna al character Nolittiano, anche se vi è un collegamento con quell’ultima avventura: infatti gli viene chiesto da Cico che fine avrebbe fatto Rowena, con la quale aveva avuto una storia. Si innamora di Pearl, con la quale c’è una scena quasi hot per questa saga, e pare che il sentimento sia ricambiato.
PEARL: alter ego in gonnella di Guitar Jim, è il fulcro della storia, la donna della quale si innamora il nostro chitarrista e con la quale lo stesso porta avanti un gioco pericoloso. Descritta come una tipa fredda ed irriconoscente, disposta ad abbandonare il suo fedele maggiordomo, seppure già salvo, alla fine si dimostra generosa ed altruista.
TONY: il maggiordomo di Pearl. E’ una persona onesta ma sinceramente affezionato a lei, per cui la segue e la appoggia nonostante i suoi comportamenti non lo soddisfino.
PARENTI DI CICO: sono ripresi dall’albo Cico story. Menzione particolare per la bella Lucinda.
CAPITANO COSTAS: un ufficiale tutto d’un pezzo. Un uomo d’onore che, nonostante le circostanze avverse, comprende il reale valore di Zagor e, alla fine, si ribella contro il suo superiore.
MAGGIORE MARTINEZ: una vera carogna. E’ l’unico sopravvissuto all’agguato della banda di Matheos capitanata da Guitar Jim. Viene ucciso da Zagor con uno spettacolare colpo d’ascia.
MATHEOS E LA SUA BANDA: dei volgari banditi con cui si mette in società Guitar Jim per rapinare l’oro ai militari.
I MARIACHIS: inseriti nella trama come contraltare a Guitar Jim.

Bella storia di Boselli che se la cava niente male con l’ennesimo ritorno, senza uscire fuori tema come già in altre occasioni. Di ritorno dall’Africa, Zagor e Cico approdano in Messico, e precisamente a Veracruz, città natale di Cico, dove ancora vivono i suoi parenti. L’autore li riprende dall’albo speciale Cico Story, con tanto di menzione per l’ormai famoso “Mole negro”. Nella taverna gestita dallo zio di Cico incontrano Guitar Jim il quale, essendo ricercato dai soldati, li mette nei guai. Da qui inizia una girandola di movimenti che vede come attori una miriade di personaggi: così abbiamo due squadre di banditi e due squadre di soldati, i ribelli, i peones e, prima di essi, i mariachis ed i parenti di Cico. Il tema trattato è quello dell’amicizia, che alla fine trionfa, così come pare trionfi anche l’amore tra i due scassinatori, ma il seguito di questa storia deve ancora essere scritto.
Sul forum spiritoconlascure la storia è stata promossa, pur con qualche riserva. Vi sono infatti pareri altalenanti, la maggioranza dei quali però tra il discreto e il buono.

Boselli ci offre un illustre ritorno, questa volta ben riuscito rispetto al pessimo Hellingen (ma non è tutta colpa sua) ed al Kandrax dai giudizi contrastanti (Rakosi invece era riuscito molto bene). Qui, invece, sembra di tornare ai fasti Nolittiani con il giovane chitarrista altalenante tra l’amicizia nei confronti di Zagor ed il sentimento che prova per Pearl, oltre che all’amore per il denaro. I dialoghi sono brillanti e vi è una sapiente alternanza tra scene serie ed altre comiche.

Pesce conferma la sua attitudine a dipingere le belle donne. Nel complesso fa un buon lavoro. Il suo Cico è perfetto, così come Guitar Jim, e lo stesso Zagor non è mal rappresentato. Molto positive le scene d’azione.

Molto bella la prima cover di Gallieno Ferri con Zagor che entra nel saloon con aria imbronciata, per non dire furente, ed il solito scanzonato Guitar Jim che lo attende munito di chitarra e pistola. Un po’ più anonima la seconda, nonostante vi sia uno Zagor in azione.

Valutazione Index: ****


Ultima modifica di INDEX il Mer Feb 28, 2018 9:04 pm, modificato 1 volta in totale
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Spiritello Senza Scure presenta

13_LA NAVE NERA

#429 La nave nera
#430 La dea della luna
Testi: Mauro Boselli
Disegni: Raffaele Della Monica
Aprile, maggio 2001; pagine: 186
Con:
ZAGOR: Boselli utilizza Zagor all'interno della "vision" degli altri eroi per i quali scrive; ecco perchè le caratteristiche dello Spirito con la Scure sono solo all'apparenza peculiari del protagonista ma portano, in realtà, i segni del più vasto e variegato mondo bonelliano di cui Boselli è anima e massima espressione. Qui Zagor è attento, razionale, risolutore e ottimista al pari di Tex, ma non si lascia andare a quelle manifestazioni emotive e spontanee, (siano esse gioia o paura), che ne facevano invece il marchio distintivo impresso da Nolitta e che la situazione talvolta richiederebbe. Per contro, si registra un suo utilizzo pressochè perfetto all'interno della pluralità di personaggi messi in scena con maestria e con i quali Zagor interagisce con efficacia.
CICO: è protagonista di diversi siparietti e molto partecipe alla vicenda principale. Si rivela, anzi, come una figura risolutrice quando, solo nella giungla, raggiunge l'equipaggio della “Glory” e lo guida al villaggio dei Caribe dove Zagor è piombato per salvare Capitan Vega da una atroce fine. Allo stesso modo, protagonista in senso opposto, dopo essere stato ipnotizzato da Ylenia, getta via la chiave della cella nella grotta, vanificando così il tentativo di fuga di Zagor e degli altri prigionieri.
CONTESSA YLENIA VARGA: è la bellissima vampira, qui alla seconda apparizione dopo che ne avevamo appreso la triste storia nella sua prima comparsa in Vampyr. In questa occasione, sa essere ancora più seducente assurgendo a prototipo assoluto di "femme fatale" ed esercitando il suo fascino, sia squisitamente femminile che diabolicamente soprannaturale, sul capitano Alec Wallace ma non disdegnando di concedersi un pizzico di civetteria anche con Zagor.
ALEC WALLACE: è il capitano della marina inglese e comandante della nave “Glory” incaricata di dare la caccia alla “Black ivory” del capitano Van Zant. La contessa Varga lo ritiene incarnazione del suo antico amore umano in Transilvania, il pittore Alexander, e per questo motivo cerca a tutti i costi di sedurlo/sottometterlo.
VAN ZANT: contrabbandiere e schiavista, comandante della "Black ivory" con la quale fa la spola tra l'Africa e le Americhe per rifornire di schiavi i ricchi proprietari terrieri . Lui e il suo equipaggio verranno trasformati in vampiri per avere incautamente ceduto alle offerte e alle lusinghe della Contessa Varga. La “Black ivory” è la nave che dà il titolo al primo albo e quella con cui la ciurma di vampiri si dedicherà alla predazione sui mari in cerca di vittime.
COELHO: è il nostromo del capitano Van Zant sulla "Black ivory" sarà anche lui trasformato in vampiro dopo avere tentato di sedurre la domestica della Contessa, Elspeth, in una locanda di Hispaniola.
CAPITAN VEGA: è il capitano di origine india della nave su cui si trovano Zagor e Cico, la "Paloma", e che con questi ultimi si troverà ad affrontare le insidie. Prima su una scialuppa alla deriva sull’oceano, dopo avere perso la nave nel corso di un ammutinamento; successivamente, sull’isola di Ninguèn.
YANI, RODRIGO, PEDRO: sono i fautori dell'ammutinamento ai danni di Capitan vega dopo che questi ha manifestato l'intento di avvicinarsi alla nave nera. Preda di ancestrali superstizioni, ritengono di dover fare il loro interesse, impossessandosi della “Paloma”. Non servirà a nulla, perchè sarà la nave nera a venire loro incontro in una notte di tempesta…
FERGUSON: Secondo ufficiale a bordo della “Glory”, legato al capitano Wallace da vincoli di amicizia e protezione che esulano dal rapporto di subordinazione militare.
GUARDIAMARINA STANTON: giovane ufficiale a bordo della “Glory” è il primo ad essere aggredito dall'equipaggio della "Paloma" , a sua volta vampirizzato dalla ciurma di Van Zant. Troverà la morte proprio per mano del suo capitano sulla “Glory”, alla fonda sull'isola di Ninguèn
ELSPETH: Era la figlia del locandiere in Stiria che ha accolto la Contessa Varga e che poi, dopo essere stata da quest’ultima vampirizzata, ha deciso di seguirla come dama di compagnia. In quest’avventura assurge al ruolo più di amica e compagna che di domestica e la sua fine ha comunque qualcosa di commovente.
DEMUZIERES: E’ l’intermediario sul continente di Van Zant, colui che si incarica di acquistare gli schiavi e di smistarli poi nelle aste cittadine. Lo vediamo ad inizio storia impegnato in una trattativa e al successivo trasporto del suo triste carico. Ma sono in agguato Elspeth e la Contessa….
CARIBE: La tribù di cannibali dell’ isola di Ninguèn dove ha trovato rifugio Ylenia Varga e dove è venerata come una dea. Un dea crudele e distaccata dal momento che non esiste nessun vincolo o legame con quelli che sono considerati dei meri servitori per le necessità (anche di sangue) di Ylenia e di Elspeth. Per la loro stessa sopravvivenza, si troveranno ad essere inaspettati alleati di Zagor e degli inglesi nel tentativo di sconfiggere Van Zant e la sua ciurma di non –morti.
ISOLA DI NINGUEN: una non meglio precisata isoletta dei Caraibi, fuori dalle normali rotte navali, il cui isolamento ha contribuito a mantenere la tribù dei Caribe nelle primitive condizioni di cannibalismo.

La storia è un’avvincente e gustosa avventura marina venata di horror in cui trovano armonico spazio tutti i topòi già utilizzati nella letteratura di genere, cosi’ come in altre avventure di Casa Bonelli, Zagor compreso. Ci sono abbordaggi, naufragi, un’isola misteriosa, una tribù feroce e selvaggia e amici da salvare. Protagonista assoluta della storia è l’affascinante vampira, contessa Ylenia Varga, ormai figura integrata e di primo piano nel sempre più ampio e classico universo vampirico- zagoriano. Il successo di Ylenia, oltre ad una conturbante sensualità e bellezza, è legata alla sua ambiguità di agire e sentire, sempre in bilico tra il suo essere demoniaco e la natura umana mai dimenticata. Veniamo a sapere alcuni retroscena del suo passato che integrano e ampliano quanto già avevamo appreso nel corso della sua prima apparizione dove viene rievocato il suo incontro con Rakosi e il suo passaggio alla condizione di “non –morta”. Questa duplicità la rende estremamente più interessante rispetto alla monotematicità del barone Rakosi, figura di vampiro ripresa dalla letteratura classica ed unicamente teso a soddisfare la sua sete di sangue. Una fascinazione che fa sì che persino Zagor non sia immune al carisma della bella contessa. Comprendendo l’intima sofferenza della vampira, infattti, è spesso mosso a pietà, dimenticandosi di avere a che fare, alla fin fine, con un mostro assetato di sangue.
Efficaci e impressionanti sono le scene squisitamente horror in questa storia: la vampirizzazione di Van Zant nella locanda-bordello; l’assalto al carro degli schiavi; l’agguato ai marinai inglesi da parte dei non-morti nella stiva della “Paloma” alla deriva; lo scontro sulla “Glory” tra il guardiamarina Stanton e il Capitano Wallace. Allo stesso modo, non mancano le scene toccanti e di commozione: quando Ylenia rievoca il suo passato umano con il suo innamorato; quando lei ed Elspeth sono in attesa di morire bruciate dal sole ad opera di quegli stessi selvaggi ribellatisi alla sua volontà e affrancatisi dal suo dominio.
In definitiva, si tratta di una delle migliori storie a tema vampirico; un racconto teso e avvincente che fa rimpiangere la mancanza di almeno un altro albo. Boselli è comunque abile a tirare le fila di così tanti personaggi e scenari in due soli volumi, realizzando un mix perfetto di azione e sentimento in cui, unica pecca, il nostro Zagor rinuncia al ruolo di primo attore defilandosi a vantaggio dell’azione corale di tutti i protagonisti.

BOSELLI: L’autore più talentuoso e prolifico dell’intera Bonelli, confeziona un’avventura avvincente ma allo stesso tempo equilibrata e scorrevole senza quegli appesantimenti che, in altre occasioni, tendono a fare capolino nelle sue storie. Boselli, da autore preparato e cultore horror, è perfettamente a suo agio con la materia vampirica ed è a lui e a Rauch che si deve l’ampliamento di quel mondo, aperto e subito chiuso, che Nolitta aveva esplorato con la prima avventura del barone Rakosi. Proprio grazie alla sua abilità e sagacia, si è costituito in Zagor un filone in cui l’introduzione di vampiri “di contorno”, ma ugualmente interessanti e carismatici, se da un lato hanno relegato Rakosi ad un ruolo spesso solo accennato, hanno allo stesso tempo consentito al personaggio di mantenerlo quale figura di spicco e di primo piano nel pantheon dei Grandi Nemici zagoriani.
DELLA MONICA: sue sono le tavole di questa bella storia in cui risalta la indiscussa abilità di rendere al meglio, con un sapiente gioco di luci e ombre, le spettacolari immagini degli assalti vampirici, rendendo i non –morti inquietanti e spaventosi come in poche occasioni si sono visti. Raffaele si conferma sempre più a suo agio con il mondo zagoriano e notevoli sono i segnali della sua evoluzione pur restando, a tratti, ancora incerta la definizione del volto di Zagor.
COVER: le copertine di Ferri, non sono, in questa occasione, di particolare impatto, risultando quella de “La nave nera” estremamente efficace come sintesi del contenuto e anche la più piacevole tra le due.


Ultima modifica di INDEX il Mer Feb 28, 2018 11:58 am, modificato 1 volta in totale
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Lupo Bianco presenta

14_IL RITORNO DI KANDRAX

#431 Il ritorno di Kandrax
#432 Sacrificio di sangue
#433 Gli eroi del Ramo Rosso
Testi: Mauro Boselli
Disegni: Gallieno Ferri
Giugno, luglio e agosto 2001; pagine: 282
Con:
ZAGOR: Perno centrale attorno al quale ruotano le diverse passioni di tutti gli altri personaggi della vicenda; Zagor catalizza l'odio di Kandrax, l'acredine di Dempsey, le attese salvifiche di Tonka e dei Mohawks, persino le speranze di uomini e donne che, come i Coleman, risiedono in altri continenti. E' uno Spirito con la Scure che si trova più di una volta in difficoltà, che si trova persino a dubitare di se stesso per via delle visioni a cui lo sottopone Kandrax in una specie di piccola riedizione family-friend di “Incubi”; ma a queste difficoltà Zagor reagisce con energia, quasi nolittianamente nello sfogo belluino del suo grido di battaglia qui presente più che altrove in Boselli.
CICO: Buon utilizzo del pancione messicano; l'inizio quasi in medias res e la tensione drammatica che ne consegue sin dalle prime pagine con sacrifici umani e gente dal cuore strappato limita il lato comico di Cico, ma Boselli riesce a conferire comunque un ruolo da vero co-protagonista al nostro: nei momenti di maggiore difficoltà di Zagor, sia a causa delle visioni di Kandrax sia a causa delle violenze degli uomini di Dempsey è proprio Cico a reggere la baracca e a permettere alla coppia di amici di non soccombere ai vari pericoli.
KANDRAX: il druido è una presenza che aleggia minacciosa su tutta la storia, permea ogni pagina, qualunque avvenimento è causato dalle decisioni di Kandrax, in tutto e per tutto deciso a vendicarsi di Zagor. Dotare questo arcinemico di un maggior legame con la mitologia celtica e con il suo dio oscuro Donn the Dark non aiuta però Boselli a scampare il pericolo della stereotipizzazione. Kandrax che inneggia al "male" o che prima decide di portarsi in casa Zagor ad assistere al sacrificio poi, no, forse è meglio ammazzarti, strappa più un sorriso che un brivido. Diciamo quindi che il druido funziona più come minaccia latente all'inizio dell'avventura, mentre quando si manifesta, sotto forma di visione o stock (un falso simulacro animato), in un'interpretazione tra l'altro che deve qualcosa al Mefisto texiano, la suggestione va un po' scemando.
DOTTOR MORGAST: il buon (?) dottore è il co-protagonista di alcune delle più riuscite scene della storia. Studioso della "scienza dell'anima" , pratica ipnotismo, frenologia etc.... cerca inizialmente di aiutare Zagor ma ben presto finisce sotto l'influenza di Kandrax il druido, compiendo con lui alcuni atti infami, del quale il più clamoroso è un sacrificio umano collettivo ai danni della guarnigione di Fort Pitt, un sacrificio che è anche una trappola per Zagor che viene esiliato in un altro mondo mentre Kandrax torna in carne e ossa sulla terra.
KATABE: Stregone del Quilombo della palude, cerca di aiutare Zagor venendo esiliato in una sorta di limbo tra i mondi, ma riesce a comunicare mentalmente col nostro eroe, facendo portare il suo corpo esanime a spasso per la foresta e finalmente suggerendo a Zagor il trucco per sventare il sacrificio di sangue.
PADRON JAMIESON: Proprietario terriero, padre di Miss Régine e a sua volta sotto l'influsso notturno di Kandrax tramite l'ipnosi di Morgast. Personaggio molto poco abbozzato da spietato padrone forcaiolo a madre teresa di Calcutta nel giro di una vignetta in una delle tipiche conversioni fulminee boselliane.
REGINE JAMIESON: la figlia ricca e viziata di Jamieson. Così si definisce lei stessa e non c'è altro da aggiungere. Profilo ideale per il sacrificio di sangue di Kandrax.
DEMPSEY: il sovrastante manesco, razzista e brutale di Jamieson, il cui unico sprone è la fedeltà al padrone, unita da un odio patologico per i "negri". Si rivela essere un osso duro anche per Zagor, a conti fatti.
TOD: uomo di Dempsey dotato di buonsenso che alla fine, insieme a pochi altri, deciderà di stare dalla parte di Zagor contro Kandrax.

“Il ritorno di Kandrax" è una storia composita, che lascia sensazioni e gusti diversi al lettore. Inizia con buona lena, e con un'aria di angoscia e minaccia che permea tutto e che anche grazie al contributo di Ferri regala qualche emozione; la "morte" di Katabe, Zagor e Cico scacciati dal Quilombo, la casa abbandonata, gli incubi, l'apparizione di Morgast. Certo, gli incubi di Zagor in questa occasione non hanno la stessa drammatica tensione degli "Incubi" zagoriani per eccellenza ma contribuiscono a sorprendere piacevolmente il lettore, e a fargli capire che stavolta Zagor non potrà cavarsela solo con l'aiuto dei muscoli. La parte centrale, nel lungo incontro-scontro con Jamieson e Dempsey risulta un po' ripetitiva e priva di mordente, nei tentativi di Zagor di liberarsi della pesante tutela del violento soprastante; la tensione drammatica si diluisce e a poco contribuisce la sfida diretta contro Kandrax, o meglio contro un suo simulacro animato dal triskelion, il simbolo magico celtico, a risollevarla. Il confronto tra l'eroe e il suo nemico è fiacco, i dialoghi sono dimenticabili; solo nel finale, nel ritorno a Darkwood si ha l'impennata dell'allucinante sacrificio umano della guarnigione di Fort Pitt e del ritorno del Kandrax in carne e ossa sulla terra. Una storia che, si ha l'impressione, avrebbe funzionato meglio come romanzo; paradossalmente in questo "Ritorno di Kandrax" la forza delle immagini e della sceneggiatura è inferiore a quella delle idee che ne stanno alla base, come se qualcosa si fosse inceppato nel passaggio da soggetto potenzialmente interessante e a tratti inquietante a sceneggiatura per un albo a fumetti. Ci sono, certo, delle attenuanti : non è mai semplice gestire il ritorno di questi nemici storici specie quando sono vincolati quasi a doppia mandata al compito della "vendetta": cadere nella macchietta è un volo, e in effetti la parte meno riuscita della storia è proprio il confronto tra Zagor e Kandrax durante il sacrificio di sangue, laddove Kandrax prima si porta in casa Zagor per "vendicarsi meglio" e poi cambia idea, decidendo di eliminarlo ma fallendo pur con il nostro legato (è il caso di dirlo!) a doppia mandata e solo contro tutti.
Rimane comunque un ottimo colpo di scena quello finale, dove il primo capitolo di questa saga kandraxiana si risolve inaspettatamente col trionfo del nemico che attira Zagor in una ben congegnata trappola. 1-0 palla al centro.

Rispetto all'esordio di Kandrax, Boselli imposta la sua mitologia druidica più sul piano letterario e mitologico che su quello cinematografico ai tempi prediletto dal buon Nolitta. La storia è divisa quasi in capitoli, con una tensione che è più descritta che mostrata. Il cavallo di razza comunque si vede negli episodi a Forte Pitt, nel colpo di scena finale, negli incubi zagoriani all'inizio della storia.

Ferri abbastanza deludente rispetto al suo standard anche del periodo per quanto riguarda le copertine, ma a suo agio nelle tavole interne specialmente quelle in notturna, più cupe e pregne di tensione. Molto della loro riuscita quelle scene la devono anche a lui.


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