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Asta CATAWIKI Tex e Zagor
LEGS WEAVER (riflessioni di Medda sulla chiusura)
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Madman
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Registrato: 25/02/04 11:04
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MessaggioInviato: Mer Apr 21, 2004 12:06 pm    Oggetto: LEGS WEAVER (riflessioni di Medda sulla chiusura) Rispondi citando

Altra chiusura in casa Bonelli

E' ormai ufficiale la chiusura di Legs. A me non ? mai piaciuta, ho letto pochi numeri ma non ? il mio genere. Nonostante fosse una serie "leggera", a mio parere non era proprio il Top.

La notizia l'ho appresa dal Forum di Comicus, qui vi posto la dichiarazione di Medda tratta dal suo sito sulla situazione del fumetto in crisi. La trovo molto interessante.


<< Lo sapevate? La collana I Fumetti di Repubblica ha avuto un ottimo riscontro di pubblico. Si parla di una media di 150.000 copie vendute per volume, con punte molto pi? alte per alcuni titoli come quello di Tex. Ci sarebbe da sventolare il cappello e scaricare le colt in aria per festeggiare questo risultato; se non fosse che arriva proprio in un momento in cui i fumetti (tranne quelli della Disney) stanno scomparendo dalle edicole.

Eravamo un mass-medium, adesso siamo solo medium. Che si avvia al minimum, ah ah ah. Il mercato delle fumetterie ? pardon, librerie specializzate - non ? decollato. Le tirature continuano ad aggirarsi sulle 1500-2000 copie. Sono sufficienti - forse - a mantenere in attivit? qualche piccolo editore, ma non certo gli autori. La diffusione nelle librerie di "varia" pu? forse aumentare questa cifra di 200-300 copie. Troppo poco.

Il discorso per le edicole ? diverso. In peggio. Perch? se in libreria le vendite hanno una loro stabilit?, per quanto livellata in basso, il fumetto da edicola perde colpi. Intanto, si trova a concorrere non pi? con la carta stampata, ma con altre forme di intrattenimento: con DVD, DVX, videocassette, CD rom (per tacere di internet, della TV satellitare e dei fenomeni legati ai telefonini). Le edicole sono diventate dei bazar. E gli edicolanti non possono ingrandire i chioschi in misura direttamente proporzionale alla quantit? di merce che ospitano. Domandina facile facile: al posto degli edicolanti, voi quale merce esporreste sullo scaffale pi? in vista? Un DVD che vi fa incassare 12,90 euro o un fumetto che ve ne fa incassare 2,30?

Se non sapete dare una risposta, controllate nell?edicola sotto casa come sono esposti i fumetti. E? vero che i lettori abituali l'albo vanno a cercarselo ogni mese, e lo snidano dietro Archeo o Bolina. Ma il punto ? che non c'? nessuna speranza di allargare questo pubblico di fedelissimi (che comunque diminuiscono anche loro) fino a includere un gran numero di passanti distratti.

Il mercato delle edicole richiede agli editori un massiccio investimento di partenza. Ci vogliono soldi, e tanti (oltre che quisquiglie come competenza, intuito, professionalit?). E davvero non si vede quale editore potr? mai accollarsi l'onere di risollevare, partendo da un punto cos? basso, le sorti del medium. Perlomeno, non di un medium in cui i margini di profitto non sono altissimi, e tantomeno istantanei. Senza contare che, in generale, ? l'economia che "non gira".

A parte Sergio Bonelli Editore, solo Walt Disney Italia dispone dei capitali necessari per affrontare adeguatamente il mercato delle edicole. E stando cos? le cose, ? probabile che il day after Bonelli veda il monopolio della Disney nel settore. Ma probabilmente il fumetto da edicola non torner? mai pi? alle tirature di soli dieci anni fa, e la partita si giocher? su un altro terreno. Su chi la giocher?, c'? un bel punto interrogativo.

Qualcuno dice che le crisi nell'editoria ci sono sempre state, che tutto passer? e torneranno le vacche grasse. Ma non ? ottimismo. E? pura e semplice cecit?. Oppure ? l'illusione di onnipotenza di qualche ragazzotto che riesce ad autoprodursi il suo fumettino e rilascia interviste-fiume alle webzines, dichiarando che la crisi c'? solo per gli autori che se la meritano, quei vili pennivendoli che non hanno mai letto Understanding Comics di Scott McCloud.
S?, s?, ho capito a chi ti riferisci, ragazzotto, il messaggio ? chiaro. Ne riparleremo quando conterai gli incassi della tua autoproduzione, dovrai pagare il tipografo, la tua Panda fonder? il motore e la tua ragazza rester? incinta. Di due gemelli, ovviamente.

Ma il ragazzotto ? scusabile proprio perch? ha l'et? che ha. Non pu? ricordare la quantit? di testate che uscivano fino a trent'anni fa. Vero ? che le testate di Bonelli erano molto meno, ma c'erano case editrici come la Corno, la Dardo, Alpe, c'erano un Corriere dei Piccoli e un Giornalino all'apice dello splendore, c?erano i settimanali della Universo, c?erano i fumetti per i pi? piccini, e poi c'era il sottobosco dei "tascabili per adulti" che assicurava il pane quotidiano a decine di autori.

Il panorama editoriale odierno, invece, lo conosciamo tutti: le case editrici si contano sulle dita di una mano. Forse certi ragazzotti non sanno contare nemmeno sulle dita, e allora vorrei porre un'altra domandina facile facile: gli autori che si fiondano in Francia al festival di Angoul?me lo fanno perch? amano l'aria di montagna o perch? hanno un disperato bisogno di lavorare?

Sar? anche vero che Il Signore degli Anelli ha preso undici oscar, ma qui nel mondo reale ci chiediamo se invece l'Oscurit? ha vinto. Non c'? nessuna via d'uscita? Dovr? pur esserci. Solo che non ? facile imboccarla.

Un ostacolo enorme ? la incredibile separazione, a compartimenti stagni, tra circuito delle edicole e circuito delle fumetterie. I due circuiti dovrebbero alimentarsi a vicenda. Ma questo non avviene. La Sergio Bonelli Editore non distribuisce le proprie serie in libreria, nemmeno con pubblicazioni antologiche (vi prego, non citatemi le orride edizioni Mondadori). Ergo, non esiste in fumetteria nessun titolo "forte", capace di attirare pubblico e fare da traino all'intero settore (compito che Dylan Dog aveva svolto in edicola, ed egregiamente, nei primi anni novanta).

Per converso, molti piccoli editori che riescono a tenersi in piedi in fumetteria non hanno le forze (e probabilmente nemmeno l'interesse) per entrare nel ben pi? oneroso circuito delle edicole.

Ma questi sono problemi di ordine pratico. L'altro problema ? di ordine meramente creativo. In un mercato cos? piccolo e cos? precario da anni, mancano le teste pensanti: mancano gli editor, i supervisori, le persone in grado di interagire con gli autori; per discutere, consigliare, eventualmente orientare. E, perch? no, anche per "mazzolare" gli autori. Per fare, insomma, quello che fecero i grandi editor americani degli anni ottanta, Karen Berger in testa, con i risultati che sappiamo (e che ancora evochiamo nostalgicamente davanti al caminetto nelle brumose sere d?autunno, mentre le lacrime ci appannano gli occhiali).

In questo stato di precariet?, su questa lastra di ghiaccio sottile, barcollano gli autori. I professionisti possono campare (forse) dignitosamente, ma senza speranza di dispiegare al massimo il loro talento; i pi? giovani, invece, vagano alla cieca. Non hanno pubblicazioni su cui "fare palestra". Non hanno punti di riferimento, tranne il pubblico con cui si confrontano, che ha due sinistre caratteristiche: ? numericamente esiguo e, in qualche modo, "specializzato". Una combinazione di fattori micidiale, che fa implodere il medium.

Il fumetto prodotto da questi autori per questo tipo di pubblico ? - quando va bene - elitario e autoreferenziale; quando va male, banalmente ammiccante o presuntuosamente velleitario. Buono o cattivo che sia, ? un fumetto scritto, disegnato e letto all'interno di una nicchia. E quando parlo di nicchia non parlo necessariamente di autori "difficili" come, che so, Igort o Massimo Semerano. Parlo di Ratman. Ratman - che pure ? un fumetto "facile", divertente, a volte geniale - ? la massima espressione di questo tipo di fumetto. E' il fumetto che noi tutti "dell'ambiente" leggiamo, e con sommo divertimento. Parla di cose che conosciamo. Parla di noi. Ma, pur editato sui due circuiti (fumetterie e edicole) vende suppergi? un decimo di quello che vende Witch.

Ecco, lo sapevo. Ho fatto infuriare il ragazzotto. E' cos? infuriato che gli si gonfiano tutti i brufoli: "Come osi? Ratman ? un capolavoro, Witch ? un fumetto ruffiano fatto per smerciare gadgets alle ragazzine!"

Sgonfia i brufoli, ragazzo. Sul primo punto possiamo essere d'accordo. Sul secondo, io la vedo in un altro modo. Witch ? una serie che fa lavorare (e maturare professionalmente) uno staff di almeno una dozzina di persone. Il suo successo ha consentito alla Disney di varare nuovi progetti editoriali, di cui Monster Allergy ? solo il primo. E Monster Allergy, a sua volta, ha messo al lavoro un altro nutrito staff di autori.
Ratman nel 1991 era il fumetto di Leo Ortolani, e nel 2004 rimane il fumetto di Leo Ortolani (almeno fino a quando non si concretizzer? il licensing). In parole povere, il fumetto di un unico autore. Che, se non altro, ? sulla breccia da tempo, e ha avuto modo di crescere facendo apprendistato su altre testate. Mentre un giovane autore che oggi scrive o disegna per un pubblico ristretto, e che per giunta ? la sua anima gemella, non pu? crescere.

Avere un certo riscontro di pubblico non ? solo una necessit? economica, ma anche artistica. E il riscontro non deve essere necessariamente positivo. Non si cresce solo coi successi. Si cresce soprattutto con gli insuccessi. Si deve avere anche la possibilit? di sbagliare, e di chiedersi cosa si ? sbagliato. Per poi, possibilmente, fare meglio.

Questa possibilit? i giovani autori non ce l'hanno. Successo o insuccesso sono termini molto relativi nel circuito della fumetteria, dove se hai successo pareggi le spese tipografiche, e se non ce l'hai ci arrivi almeno vicino. E non devi n? rendere conto a un editore che ha investito su di te, n? al supervisore che ha seguito il tuo lavoro. Puoi anche non guardare la moneta che hai lanciato in aria: testa e croce sono pi? o meno la stessa cosa. Qualcuno pu? anche pensare che questo sia positivo: praticamente chiunque pu? autoeditarsi.

Il che spiega certe schifezze improponibili negli scaffali delle ?autoproduzioni?. Perch? l'effetto di un insuccesso in fumetteria, quando non convince l?autore a ?mollare?, non lo fa certo maturare. Semplicemente lo spinge a varare un'altra iniziativa, magari di genere diverso, convinto che "stavolta funzioner?". O, peggio, lo spinge a buttarsi sulla prima proposta ? non importa quale ? che gli garantisca un minimo compenso. E quando si accorger? che il minimo compenso non basta nemmeno a pagargli il bollo della Panda, moller?.

Gli effetti di questo obnubilamento per ora non si notano. Anzi, nonostante qualche schifezza improponibile, sembra che ci sia una maggiore qualit? delle autoproduzioni, oggi meno improvvisate rispetto a dieci anni fa. Sarei tentato di dire "pi? professionali", se non sapessi che la professionalit? si acquisisce solo con il tempo e la continuit? del lavoro. Il primo, per questi ragazzi, abbonda. La seconda non c'? proprio. E senza quella non c?? crescita. Senza l?artigianato - salvo casi rarissimi - non si arriva all?arte.

Preoccupati della ?qualit?? del fumetto (il fumetto deve essere adulto! Il fumetto deve maturare! Alan Moore bla bla bla... David B... bla bla bla...) editori e autori hanno perso per strada i lettori. Il pubblico dei ragazzini ? completamente analfabetizzato e distratto dalle play-station. O, nella migliore delle ipotesi, mesmerizzato dai manga. In entrambi i casi, sar? arduo riconvertire al fumetto (al fumetto italiano) le giovani generazioni . Presi dal sacro fuoco dell?arte, impegnati a far ?crescere? il fumetto, i nostri autori (e gli editori) non hanno tempo da dedicare a loro.

Quale editore disporr? di capitali per investire nel fumetto? Con quali redattori? Con quali autori? E per quale pubblico? Dove sono, oggi, le pubblicazioni che formeranno la generazione degli autori e dei lettori di domani?

Da pi? parti si continua a sperare nel vero "miracolo italiano", la rinascita del fumetto. Ma auspicarla significa realmente credere in un miracolo. La rinascita va costruita mattone dopo mattone, e sopra un terreno solido, non su quella palude che sta inghiottendo il fumetto italiano. I progetti editoriali - quelli buoni - non nascono con uno schiocco di dita. Oltre che le contingenze favorevoli, richiedono il loro tempo. E' Dio che pu? creare un mondo in sei giorni, non noi.

E? ora di rendersene conto: se mai ci sar? una rinascita del fumetto italiano (e non ? affatto cosa certa), non avverr? n? domani n? l?anno prossimo. >>
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MessaggioInviato: Mer Apr 21, 2004 12:11 pm    Oggetto: Rispondi citando

anche se non l'ho mai letto mi spiace.
Ma non avevano deciso di provare un rilancio giusto un mese fa?
Il messaggio ? molto pessimistico.
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MessaggioInviato: Mer Apr 21, 2004 12:12 pm    Oggetto: Rispondi citando

quando ci sono tante (troppe?) serie,? inevitabile che qualcuna chiuda,specie in un momento come questo....
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MessaggioInviato: Mer Apr 21, 2004 12:13 pm    Oggetto: Rispondi citando

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MessaggioInviato: Mer Apr 21, 2004 12:17 pm    Oggetto: Rispondi citando

Non l'ho mai letta come serie ma mi dispiace.
Nel messaggio di Medda non so se c'? pi? rabbia o rassegnazione, ma la situazione non ? molto allegra.
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MessaggioInviato: Mer Apr 21, 2004 12:19 pm    Oggetto: Rispondi citando

a me sconcerta la fine di mister no....quella di legs e steele mi spiace,ma non mi sorprende pi? di tanto...
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LaStraniera
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MessaggioInviato: Mer Apr 21, 2004 12:32 pm    Oggetto: Re: LEGS CHIUDE - riflessioni di Medda Rispondi citando

Madman ha scritto:
Eravamo un mass-medium, adesso siamo solo medium. Che si avvia al minimum, ah ah ah. Il mercato delle fumetterie ? pardon, librerie specializzate - non ? decollato. Le tirature continuano ad aggirarsi sulle 1500-2000 copie. Sono sufficienti - forse - a mantenere in attivit? qualche piccolo editore, ma non certo gli autori. La diffusione nelle librerie di "varia" pu? forse aumentare questa cifra di 200-300 copie. Troppo poco.

Molto interessante questo intervento sulla crisi del medium fumetto.
IMHO l'analisi ? lucida e mette in evidenza una tendenza che non potr? essere scongiurata per quanto un manipolo di autori ed editori e una piccola legione di lettori si possano dare da fare... :cry:
Il problema credo non sia tanto del fumetto in s? quanto piuttosto della societ? e della velocit? delle tecnologie che stritolano ci? che viene percepito come vecchio.
E tutti noi siamo corresponsabili nel sostenere questa corrente...
Oddio io forse un po' meno Wink essendo una primitiva tecnologica in privato.
Se per lavoro mi tocca trafficare con PC, Internet ecc. a casa non ho tv satellitare, n? DVD o stereo sofisticati e non possiedo un cellulare...
Non faccio che rimpiangere la TV in bianco e nero e i soli due canali televisivi, sicuramente c'era meno tecnologia e pi? fantasia...
Smile
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MessaggioInviato: Mer Apr 21, 2004 12:36 pm    Oggetto: Rispondi citando

non lo so....credo invece che il problema non stia nei troppi mezzi di comunicazione,ma nella mancanza di cose da comunicare da parte di chi usufruisce dei mezzi stessi...
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Super Mark
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MessaggioInviato: Mer Apr 21, 2004 12:56 pm    Oggetto: Rispondi citando

Legs non mi mancher?... :? Wink

PS Nell'analisi sul "ragazzotto" coi brufoli mi ci son ritrovato un po' anch'io, o almeno ho ritrovato il Marco sedicenne, che per?, conscio del passato del fumetto italiano, voleva riportare nelle edicole le strisce... Shocked
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Super Mark

felipecayetano ha scritto:
se mark fosse stato schliemann, una volta scoperte le prime rovine di troia avrebbe ricoperto tutto pensando di aver trovato i resti di un film di pastrone Brick wall
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Vlad Frosa
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MessaggioInviato: Mer Apr 21, 2004 1:13 pm    Oggetto: Rispondi citando

Poveri noi... che brutti tempi per il nostro media preferito!
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Homerus J. Bannington
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MessaggioInviato: Mer Apr 21, 2004 4:12 pm    Oggetto: Rispondi citando

Queste sono invece le riflessioni di Medda sulla chiusura di Legs. C'? molto disincanto nelle sue parole, ma secondo me ha ragione, eccome se ha ragione...




LEGS CHIUDE

Mentre scrivo queste righe ? in edicola il numero 101 di Legs Weaver. A meno di un improbabile salvataggio all’ultimo minuto, Legs arriver? al numero 113 e poi chiuder?. Come altre serie, d’altronde. E’ questione di mesi anche la chiusura di Jonathan Steele e Mister No.

Ho letto sulla mailing list “ayaaaak” una sfilza di necrologi dei lettori: messaggi accorati, degni di un lutto in famiglia. E non per il fatto che quasi sicuramente diverse persone si troveranno senza lavoro: i lettori poco sanno di ci? che succede dietro le quinte di un fumetto. A suscitare questa ondata di cordoglio era proprio la chiusura delle testate. “Ma come? Perch? ? successo questo? Come ? possibile? Non riesco a rassegnarmi”, etc. etc.

Francamente, sono rimasto un po’ sconcertato.

Vorrei esortare i lettori a essere un po’ pi? razionali. Non dico di limitarsi a scrollare le spalle. L’affetto con cui i nostri personaggi sono seguiti mi fa piacere e mi consola nei momenti bui. Ma insomma, cerchiamo di riportare il tutto alle giuste proporzioni.

I personaggi, e a volte anche certi generi e addirittura certi formati, hanno un loro percorso; che pu? essere molto breve o molto lungo, ma arriva comunque a un termine.
La durata quarantennale di Tex e di Diabolik e quella di personaggi americani tenuti in vita dalle major del fumetto forse hanno fatto credere che una serie di fumetti possa andare avanti all’infinito.

Ma niente ? eterno, tantomeno un fumetto. Le chiusure - anche quelle dolorosamente premature, indipendenti dalla volont? degli autori - fanno parte del gioco, e sono un rischio calcolato fin dall’inizio.

Invece, i lettori di fumetti restano disperatamente abbarbicati a questo curioso concetto di eternit?. Vorrebbero andare avanti tutta la vita a leggere le storie di uno stesso personaggio. Naturalmente, sempre divertenti, intriganti, e soprattutto “originali”. E la testata dedicata a quel personaggio non dovrebbe chiudere mai.

Non solo: se la testata va avanti, i lettori si lamentano perch? i personaggi “non sono pi? quelli di una volta”. Dylan Dog “era meglio quando lo scriveva Tiziano Sclavi”, perch? “Dylan Dog ? Sclavi, e chi meglio di lui etc. etc.”. Gi?. Ma se volete leggere Dylan Dog ogni mese per vent’anni, ? fisicamente impossibile che lo scriva sempre Tiziano Sclavi. Ma se anche, per assurdo, Sclavi continuasse a scrivere il suo personaggio, come potrebbe Dylan essere lo stesso del lontano 1986? E questo non vale solo per Sclavi, ma per tutti coloro che lo sostituiscono alla tastiera (compreso il sottoscritto).

Accettatelo, ragazzi: i personaggi a fumetti cambiano, perch? nel corso degli anni cambia materialmente la vita dei loro autori.

Provate a pensare a come eravate voi dieci anni fa. E’ tutto immutato da allora? Abitate ancora nella stessa citt?? E se s?, nella stessa casa? Frequentate lo stesso giro di amici? Avete lo stesso impianto stereo? Ascoltate la stessa musica? Avete la stessa macchina? La stessa fidanzata?

Con ogni probabilit?, almeno due delle situazioni elencate sopra saranno cambiate. Magari avete venduto lo stereo, o avete fatto rottamare la Uno, o Monica vi ha lasciato (e Patrizia ha fatto lo stesso poco dopo). Oppure vi siete sposati, avete perso i capelli e avete una rinite cronica da stress che non vuole saperne di passare.
Vale per voi come per gli autori dei fumetti che leggete.

Ma Dylan Dog deve restare sempre lo stesso. E Jonathan Steele non deve chiudere. Peccato, ho cattive notizie: Dylan Dog ? cambiato e cambier? ancora. E Jonathan Steele chiude. Come Mister No, come Nick Raider e come Legs.

Non crediate che non vi capisca, ragazzi. Qualcuno ci aveva promesso un milione di posti di lavoro e non li abbiamo avuti.
Pensavamo che la tecnologia ci avrebbe aiutato a vivere meglio, e invece ci complica la vita.
Pensavamo che fosse lo zucchero a farci male, e invece sono i dolcificanti ad avvelenarci. Speravamo in un mondo di pace, e ogni capodanno ci porta una nuova guerra.

Abbiamo bisogno di certezze in questo mondo. Ma non le troveremo aggrappandoci ai tic di Dylan Dog.

Riflettete su questo, per?: un fumetto che cessa le pubblicazioni non cessa comunque di esistere. Se volete tenerli, gli albi resteranno l? sullo scaffale. E ogni volta che li riaprirete Legs, Jonathan Steele e Mister No torneranno a farvi compagnia , tali e quali come ve li ricordavate.

E’ consolante, specie se pensate che la casa dove avete vissuto la vostra infanzia adesso ? lo studio di un dermatologo. La vostra Fiat Uno ? un ammasso di lamiere arrugginite nel cortile di uno sfasciacarrozze. Mentre Patrizia ha sposato il suo maestro di tennis, ha avuto tre figli e adesso pesa settantotto chili. E Monica? Ha fatto un’operazione, si ? fatta crescere i baffi, e adesso all’anagrafe si chiama Rocco.

E’ un mondo che cambia troppo, troppo in fretta.
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ospitex
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MessaggioInviato: Mer Apr 21, 2004 4:22 pm    Oggetto: Rispondi citando

bellissime parole...davvero.
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john llwl
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MessaggioInviato: Mer Apr 21, 2004 5:14 pm    Oggetto: Rispondi citando

Comunque, spero che Legs sara' ancora nelle pagine di N. Never. Quella e' la Legs che mi piaceva. Conosco quasi niente della Legs della sua collana, ma non mi sembra che sarebbe dei miei gusti.
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Cactus Pete
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MessaggioInviato: Mer Apr 21, 2004 6:27 pm    Oggetto: Rispondi citando

Io ne facevo le recensioni su Dime Press... Sad
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rakosi
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MessaggioInviato: Mer Apr 21, 2004 6:34 pm    Oggetto: Rispondi citando

Strano... giusto nell'ultimo numero si annunciavano grosse novit? dal numero 104 in poi.... e ancora prima di vedere come sono accolte queste "novit?" si decide di chiudere?
Le parole di Medda sono sacrosante.
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