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La leggerezza nel fumetto
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Puro Veleno
Iper Zagoriano
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MessaggioInviato: Gio Lug 06, 2017 7:49 am    Oggetto: La leggerezza nel fumetto Rispondi citando

Sull’ultimo numero di Fumo di China c’è un interessante articolo di Marcello Toninelli che vorrei riprendere per qualche riflessione da condividere qui sul forum.

Il pezzo è lungo e cerco di sintetizzarlo partendo dalla tesi esposta dall’estensore.

Una volta (anni Cinquanta, in particolare) il fumetto, tutto il fumetto, godeva di una leggerezza nei contenuti e nelle forme che poi si è persa fino a farlo diventare (praticamente) un’altra cosa.
Chi lo scriveva/disegnava e chi lo leggeva se lo godeva in maniera semplice, ingenua, spensierata senza farsi tante pippe mentali poi hanno cominciato a trasformarlo da prodotto di intrattenimento per i più piccini in qualcosa di adulto e lì è cominciata la tragedia.

Riporto una parte significativa:

Quando ero ragazzo, in Italia il fumetto veniva considerato un prodotto per bambini e adolescenti di basso livello culturale, così come i fotoromanzi erano letture da casalinghe, servette e dattilografe. Così del fumetto non ci si interessava, se non in occasione di qualche periodica campagna di stampa contro quelle sfilze di vignette diseducative che allontanavano i ragazzi dalla lettura dei libri. Ed era una gran bella situazione, in cui tutti si sentivano liberi e si divertivano. La stessa esistenza dei realizzatori di quelle vignette era ignota ai più: quanta gente pensava che i fumetti fossero fatti da impiegati in mezzemaniche o addirittura per mezzo di appositi timbri! Quanti lettori, davanti alla dicitura “Text by G.L. Bonelli”, nel colonnino del titolo di un episodio di Tex, ignoravano semplicemente quella T in più e immaginavano che quel peraltro misterioso Bonelli “facesse” Tex, testi, disegni, lettering e magari disegnando copia per copia! E Ferdinando Tacconi che, facendo la denuncia dei redditi, aveva cercato una definizione della propria professione più comprensibile (e forse anche dignitosa?) di “disegnatore di fumetti” scrivendo sui moduli “illustratore”, si era sentito doamndare dall’impiegato: “Ma, esattamente, lei cosa lustra?”
Gli autori, condannati quasi sempre all’anonimato, si divertivano a scrivere e disegnare creando storie appassionanti o divertenti buone per tutti muovendosi in un territorio quasi vergine e con la concorrenza di pochi film che non tutti potevano permettersi e una tv non ancora entrata in tutte le case e comunque limitata a un unico canale che trasmetteva solo dalle cinque del pomeriggio fino alle undici di sera. E i lettori, in realtà di tutte le età, potevano godersi il piacere un po’ carbonaro di quelle letture scoppiettanti, veloci, appassionanti, colorate o in un più modesto bianco e nero, in tutti i formati (dall’economicissima “striscia” al quadernetto spillato o brossurato, all’album di grande formato, ai veri e propri “giornali” come il Vittorioso, il Corriere dei Piccoli e il Giorno dei Ragazzi. Storie western, gialle, avventurose, di fantascienza, di pirati, di “figli della giungla”, fi Giubbe Rosse, realistiche o umoristiche … un intero mondo di fantasia liberamente sfrenata, col desiderio da parte di editori e autori - certo! – di fare soldi, ma anche con l’incommensurabile piacere di raccontare, inventare, divertirsi per divertire. Con leggerezza. Una leggerezza che era una costante di qualsiasi fumetto realizzato e messo in vendita.
Leggerezza perché il pubblico a cui si rivolgeva erano i ragazzi anche se poi tutti sapevamo che non mancavano certo i lettori coi capelli bianchi …
Le storie, anche le più lunghe e complesse, avevano comunque uno svolgimento semplice. E pure i disegni erano semplici, leggeri, comprensibili da chiunque (anche se spesso sceneggiatori che esageravano in prudenza o guidati da un concetto libresco della scrittura, arrivavano addirittura a spiegare in didascalia quello che il disegno mostrava già chiaramente per conto suo).
Eravamo una generazione ingenua e con pochi strumenti culturali? Sicuramente sì. Eppure quelle storie riuscivano ad appassionare il ragazzino cresciuto in borgata come lo studioso di semiotica Umberto Eco. Dunque, forse, in quella leggerezza riuscivano a passare emozioni e divertimento che la trascendevano. Chiusi dentro lo steccato della semplicità obbligatoria, gli autori riuscivano con il loro estro e grazie al piacere che ricavavano da ciò che facevano ad andare aldilà dei limiti imposti e parlare di tutto e a tutti con gli strumenti che avevano a disposizione. Un Carl Barks, rimanendo dentro il recinto in cui era costretto, riusciva ugualmente ad innalzarsi sopra di esso e regalare perle d’invenzione, capolavori di fantasia, personaggi sotto forma animale più veri delle persone in carne e ossa e nei quali era facile ritrovare i nostri vizi e virtù per ridere di noi stessi. Così una EsseGesse, un’accoppiata G.L Bonelli & Galep, un E.P. Jacobs e un Peyo.
Poi quella semplicità e quella leggerezza si sono perse.”


L’articolo prosegue indicando CHI ha iniziato l’opera di distruzione del bel mondo antico che l’estensore tanto rimpiange.
Questa arcadia fumettistica comincia a svanire con l’avvento del fumetto nero (Diabolik in primis), con il fumetto erotico (ricerca di un pubblico dichiaratamente adulto) e, orrore orrore, con la critica specializzata (vedi Linus) e il fumetto “impegnato”.
Questa “lebbra” colpisce tutti i generi e l’estensore comincia un interessante elenco dei principali colpevoli.

Se l’argomento interessa magari posto qualche altra sua riflessione contenuta nell’articolo.
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Angelo1961
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MessaggioInviato: Gio Lug 06, 2017 7:57 am    Oggetto: Rispondi citando

Bel post. Ma io dico che oggi troppo spesso un autore si scrive addosso, cioè pensa a se stesso e non al lettore. Cosa gravissima se si tratta di fumetto popolare. Tralasciando esempi clamorosi quali Incubi e Nobody, il caso più recente è Lilith in cui ognuno ha visto un finale diverso. Vuol dire che ognuno ha capito una cosa diversa. Se l'autore non è riuscito a spiegarsi, significa che non ha spiegato bene. Logico! Chi, come me, prende in mano un fumetto solo per rinfrescare il cervello (o staccarlo o metterlo a mollo) non deve essere costretto a metterlo sotto presisone. VIVA IL FUMETTO ELEMENTARE!
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Puro Veleno
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MessaggioInviato: Gio Lug 06, 2017 9:37 am    Oggetto: Rispondi citando

Per inquadrare meglio il senso del discorso aggiungo che Toninelli imputa proprio alla mancanza di leggerezza nel fumetto dei tempi nostri (ma anche degli ultimi trent’anni buoni) UNO dei fattori che hanno allontanato molti lettori e causato la crisi nelle vendite.
Naturalmente l’autore riconosce la presenza di altre concause quali “la crisi economica, la nascita di nuove e più accattivanti forme di divertimento, le nuove generazioni di nativi digitali, l’abitudine di cercare gratis in rete umorismo, informazione, film, telefilm e narrativa d’ogni genere …”.

Per lui la narrazione si è via via complicata diventando più difficoltosa da fruire per le generazioni più giovani, una piaga è il citazionismo, un’altra l’autoreferenzialità.

Fosse anche dettata dalla nostalgia e dal ricordo del bel tempo che fu, la sua ricostruzione mi pare corretta.

Dove non sono molto d’accordo è nel ritenere che si stava meglio quando si stava peggio.

Davvero vorremmo che il fumetto fosse ancora relegato nel ghetto delle letture per bambini e adulti ritardati?
Davvero desideriamo tutti leggere solo cose semplici che non impongano ai neuroni il minimo sforzo?
Davvero vogliamo occuparci del fumetto solo come lettura spensierata e non come momento di discussione/dibattito/approfondimento/conoscenza degli autori che stanno dietro ?
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rimatt
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MessaggioInviato: Gio Lug 06, 2017 9:53 am    Oggetto: Rispondi citando

Angelo1961 ha scritto:
Bel post. Ma io dico che oggi troppo spesso un autore si scrive addosso, cioè pensa a se stesso e non al lettore. Cosa gravissima se si tratta di fumetto popolare. Tralasciando esempi clamorosi quali Incubi e Nobody, il caso più recente è Lilith in cui ognuno ha visto un finale diverso.


Sono esempi troppo soggettivi per essere universali: se un autore si scrivesse addosso, pensando solo a se stesso, non sarebbe tanto apprezzato, e invece Incubi e Nobody non piacciono A TE (e magari a qualcun altro), ma accanto ai detrattori hanno anche moltissimi ammiratori. Non mi pare che un albo che raccoglie consensi anche entusiastici sia il classico esempio di storia che ignora i gusti del lettore. Think

Per il resto, mi sembra che Toninelli prenda una topica clamorosa quando parla di GLB & Galep come autori accostabili a questa presunta "leggerezza"! Shocked Il Tex di GLB, specie in alcuni episodi (che so, Sangue Navajo, che pure è stata scritta all'inizio degli anni Sessanta) è un fumetto adulto e drammatico che va letto con attenzione, altro che leggero e disimpegnato (non è un caso che da bambino io leggessi senza difficoltà Zagor, ma faticassi ben di più con Tex, che ho iniziato ad apprezzare solo dopo qualche annetto). E Tex è stato a lungo il fumetto più venduto in Italia...

Poi il discorso regge, almeno fino a un certo punto, ma non si può certo rammaricarsi che il fumetto (esattamente come la letteratura canonica) affianchi alle opere più leggere e disimpegnate lavori più ambiziosi e impegnativi. Più varietà narrativa c'è e meglio è.

Angelo, non vorrai DAVVERO che il mondo del fumetto sia costituito SOLO E UNICAMENTE da opere leggere e disimpegnate, vero? Think
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Angelo1961
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MessaggioInviato: Gio Lug 06, 2017 10:26 am    Oggetto: Rispondi citando

Certo che no, carissimo Rimatt. Però su una collana di fumetto "popolare", vorrei che si tenesse conto del "popolare", che non è certo "minore". E' destinato al relax, non all'impegno!

Poi, accanto a questo, ci sia pure un fumetto più colto, ma in contenitori diversi, apposta per il colto.

Io non penso che ci sia un solo lettore di "Zagor racconta" o di "Tra due bandiere" (o anche Sangue Navajo), che possa dire "non ho capito" oppure "mi ha generato confusione", "mi sono perso". Può dire "non mi è piaciuto".
Cose che invece può dire più di uno di quelli che hanno letto Incubi o Nobody. Il mio primo capocronista sosteneva (l'ho detti più volte, ma è azzeccato) che l'articolo migliore è quello che riesce comprensibile al plurilaureato come alla novantenne che abita sul cucuzzolo della montagna. E così la penso anche io!

Toninelli ha ragione, perchè, pur contenendo un messaggio, le storie di GLB erano leggibilissime senza sforzo. Il suo messaggio non era invasivo, ti restava dentro in maniera naturale.

Infine, una considerazione del tutto personale che deve lasciare il tempo che trova: non è un giudizio, ma un mio pensiero. Io trovo che sia assai triste che una persona debba ricorrere al fumetto "colto" per accorgersi di qualcosa, per approfondire, per meditare.
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MessaggioInviato: Gio Lug 06, 2017 10:56 am    Oggetto: Rispondi citando

Angelo1961 ha scritto:
Il mio primo capocronista sosteneva (l'ho detti più volte, ma è azzeccato) che l'articolo migliore è quello che riesce comprensibile al plurilaureato come alla novantenne che abita sul cucuzzolo della montagna. E così la penso anche io!


Su questo sono pienamente d'accordo, tanto più che un articolo di giornale dev'essere essenzialmente divulgativo. Ma nella letteratura è giusto che ci siano entrambe le possibilità: impegno e, a fianco, disimpegno. Che so, Thomas Pynchon e Stephen King. Che non c'entra niente con la qualità, ma solo con la tipologia di opera.

Comunque ho l'impressione che la questione da te portata in campo (quella della comprensibilità) sia diversa da quella di Toninelli, perlomeno per come l'ho intesa io. Think

Un conto è la comprensibilità e la non necessità di ricorrere a interpretazioni più o meno astruse per comprendere quel che si è letto; un conto è la leggerezza contrapposta alla drammaticità e alla "seriosità". Se Toninelli dice che autoreferenzialità e citazionismo sono piaghe del mondo del fumetto odierno, non dice nulla riguardo l'immediatezza o la comprensibilità dell'opera in questione; per esempio, un fumetto senza dubbio citazionistico e autoreferenziale è Orfani, che al tempo stesso è fin troppo diretto e immediato (è linearissimo e si legge in un amen). Però Orfani è anche un fumetto "serioso" e cupo, lontanissimo dal concetto di leggerezza a cui fa riferimento Toninelli.

Leggere erano le opere della EsseGesse, di Nolitta (pre-Mister No), dei vari piccoli sceriffi/ranger... quindi, secondo me, non bisogna sovrapporre i due concetti: secondo me Toninelli non ce l'ha tanto con la complicatezza narrativa, quanto piuttosto con il tono eccessivamente cupo e drammatico – in una parola, dark – di buona parte del fumetto italiano attuale.

Italiano, appunto, perché se ci si addentra solo un attimo nel mondo dei manga (non so se Toninelli lo conosca) di opere disimpegnate, immediate e leggere come l'aria sono piene le edicole...
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MessaggioInviato: Gio Lug 06, 2017 11:38 am    Oggetto: Rispondi citando

Beh... a essere sinceri, penso che tu lo sappia, io preferisco il fumetto solare, rassicurante e soprattutto con happy end Laughing . Ci sono già troppe brutture (o anche problemi) nella vita reale e non c'è bisogno di trovarle anche nei fumetti.
Parlo per me: il fumetto è stacco, evasione, relax. Pagare il prezzo di un albo che mi riporta nelle problematiche, mi sembrerebbe come farsi male da soli e a pagamento! Very Happy

Io vivo nel mondo reale, spesso alle prese con problemi reali e anche drammi reali. Per cui non ho bisogno di ritrovarmeli anche quando stacco! Quando mi siedo in poltrona e prendo in mano un fumetto, voglio stare in un mondo ideale.
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MessaggioInviato: Gio Lug 06, 2017 12:56 pm    Oggetto: Rispondi citando

Stralcio altre parti dell’articolo che mi sembrano più interessanti.

L’inizio della fine? Per cominciare, quando qualche editore ha cercato di rivolgersi specificamente a un lettorato adulto. Credo che il primo sia stato Gino Sansoni col suo Albo Vamp che con una castità oggi quasi imbarazzante, provava comunque a trattare argomenti legati alla sensualità se non direttamente al sesso, all’epoca argomento tabù non solo sui fumetti ma in generale nella società repressa e repressiva degli anni Cinquanta e dei primissimi Sessanta. Nella stessa direzione si mossero di lì a poco le sorelle Angela e Luciana Giussani portando in edicola un rifacimento italico e aggiornato di Fantomas…

A far approdare il medium sulle rive della “serietà”, cominciando a fargli perdere leggerezza fu, pochissimi anni dopo, Linus...
L’originale rivista dichiarava a gran voce che il fumetto non era roba per ragazzini e lo dimostrava ospitando strisce umoristiche statunitensi adulte …

Anche il fumetto popolare iniziò a sdoganarsi dalle formule narrative più semplicistiche che l’avevano accompagnato fin lì. Sulle pagine di Tex, ai ranch che somigliavano tanto ai casali della Toscana che Aurelio Galleppini vedeva dalle finestre di casa sua, cominciarono a sostituirsi le architetture originali in legno dell’Ovest americano, e alle pistole giocattolo le effettive colt 45 … Pure i testi prendevano sempre più atto della realtà storica inserendola, eventi e personaggi, nelle vicende dell’ormai vendutissimo ranger che si trovava così a incontrare Buffalo Bill e partecipare alla Guerra Civile (all’inizio delle sue avventure appena accennata).
A portare a compimento l’operazione sono state due collane parallele nate nella stessa redazione che mandava ogni mese in edicola Tex. Nel 1967 la Storia del West e nel 1973 i Protagonisti.

Dopo di esse non sarà più possibile raccontare il West nel modo fantasioso e approssimativo fin lì tranquillamente utilizzato nei vari Capitan Miki e Pecos Bill.

Un personaggio come Zagor – per certi versi collocabile nel 1830 ma che vede l’uso di armi di quaranta o cinquant’anni più tardi e la presenza di cavalleggeri con divise della seconda metà dell’Ottocento – dovrà fare i salti mortali e chiedere al lettore grandi sforzi di “sospensione dell’incredulità” per non apparire assurdo…

Sempre in casa Bonelli, con il loro Ken Parker Giancarlo Berardi e Ivo Milazzo spostano ancora un po’ l’asticella dei moduli narrativi. Coppia artisticamente affiatatissima, essi sposano decisamente una narrazione cinematografica che è nelle corde di entrambi posizionandosi dal western anni Quaranta-Sessanta di D’Antonio, su quello più problematico degli anni Settanta e, prendendo atto dell’avvenuta maturazione del lettore ormai istruito da centinaia di film visti su schermo grande e piccolo, eliminano ogni genere di didascalia.
In questo modo realizzano un bellissimo fumetto, ma lasciano agli autori che li seguiranno una “regola” che quasi sempre malintesa li porterà a un affannoso quanto vano inseguimento del modello cinematografico (poi addirittura dei videogiochi) e un contemporaneo abbassamento del tempo di lettura. Per di più, anche loro portano acqua al mulino di una filosofia editoriale che guarda sempre più al lettore adulto che ai ragazzini, costretti a ritirarsi nelle riserve indiane di Topolino, de Il Giornalino e pochissime altre pubblicazioni…

Con Dylan Dog la perdita della leggerezza compie un altro passo, forse quello fatale.
La personalità del creatore, se da un lato compie il miracolo di riportare torme di adolescenti alla lettura del fumetto e ingenti introiti nelle casse dell’editore, dall’altro instaura una modalità narrativa, quella della citazione, che da complice e divertente strizzata d’occhio al lettore diventa rapidamente insopportabile vezzo e escludente “parlarsi tra addetti ai lavori” (categoria comprendente gli autori come i lettori collezionisti) che allontana l’acquirente occasionale e spingendo sul pedale della maturità quantomeno di lettura, ma inevitabilmente anche anagrafica, taglia definitivamente fuori insieme alla leggerezza anche i ragazzini.
Anche i disegni, e non solo degli albi bonelliani, hanno perduto ormai quasi del tutto ogni leggerezza: sempre più “perfetti”, “maturi”, “ricchi” quando non addirittura “artisticamente” personali, sono sempre più difficili da decodificare per un lettore non abituale e non abituato..
."

Topolino, pur rivolgendosi in teoria a un pubblico infantile, è da tempo approdato anch’esso, consapevolmente o meno, alla scelta di conservarsi la fetta di pubblico fedele e, in quanto tale, per forza di cose maturo.
Il n°3179 del settimanale è in questo senso paradigmatico. La prima delle quattro storie principali “Zio Paperone in … un cosplayer di troppo”, è un perfetto esempio di racconto tra addetti ai lavori. Ambientato nella città di Lucca in occasione della fiera di Comics & Games è un continuo strizzare l’occhio a chi dei fumetti conosce tutto e il contrario di tutto, al punto di mettere in scena anche gli stessi autori del giornaletto. Non lo è da meno la terza “Ciccio Never agente speciale Salsa” che festeggia i 25 anni del bonelliano Nathan Never e costringe la redazione a noiose spiegazioni redazionali per evitare che il lettore più giovane resti perplesso davanti a citazioni che gli sono del tutto estranee.
La quarta storia “Duckstein” è invece la plateale dimostrazione di come anche su una pubblicazione per ragazzi si tenda ormai a privilegiare (o comunque si accettano tranquillamente) un testo quasi “adulto” e un segno complesso che seppur molto bello, elegante e di grande forza come quello di Fabio Celoni non è certo facilmente decodificabile da un bambino di 7-8 anni…
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MessaggioInviato: Gio Lug 06, 2017 2:16 pm    Oggetto: Rispondi citando

a me fa sorridere che pero' Angelino alla luce di quel che scrive,poi ritenga Boselli il miglior autore nell'universo, considerando certe trame contorte dei suoi Dampyr e di certi suoi Tex Rolling Eyes Laughing
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Angelo1961
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MessaggioInviato: Gio Lug 06, 2017 2:39 pm    Oggetto: Rispondi citando

Sinceramente Tex non l'ho mai visto contorto. Dampyr è contorto solo perchè ci sono un'infinità di personaggi, non perchè le trame siano contorte. Ma non devo sforzarmi per capire nulla, mi basta dare per assodato che quei personagi ci siano senza intestardirmi a capire chi siano, quando siano comparsi la volta precedente etc... Laughing
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MessaggioInviato: Gio Lug 06, 2017 2:39 pm    Oggetto: Rispondi citando

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MessaggioInviato: Gio Lug 06, 2017 2:42 pm    Oggetto: Rispondi citando

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MessaggioInviato: Gio Lug 06, 2017 2:48 pm    Oggetto: Rispondi citando

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MessaggioInviato: Gio Lug 06, 2017 3:09 pm    Oggetto: Rispondi citando

Puro Veleno ha scritto:

Davvero vorremmo che il fumetto fosse ancora relegato nel ghetto delle letture per bambini e adulti ritardati?
Davvero desideriamo tutti leggere solo cose semplici che non impongano ai neuroni il minimo sforzo?
Davvero vogliamo occuparci del fumetto solo come lettura spensierata e non come momento di discussione/dibattito/approfondimento/conoscenza degli autori che stanno dietro ?


boh dipende
confesso che a volte a furia di leggere troppe discussioni sui fumetti nei forum un po' la voglia mi passa
la voglia di essere un lettore attento voglio dire
verrebbe di staccarsi un po' da Internet e rifugiarsi davvero in un mondo ideale
dove posso leggere i fumetti come mi pare e piace
anche solo sfogliarli distrattamente come in fondo facevo all'inizio da bambino
non ho ancora avuto il coraggio di farlo Shocked
al piacere di leggere le discussioni non è facile resistere
e considerando che non leggo altro a parte fumetti
vorrei sempre trovarci dentro qualcosa di interessante
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il mio blog con i miei racconti a fumetti>>> https://gavialbabi.blogspot.com/
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MessaggioInviato: Gio Lug 06, 2017 5:22 pm    Oggetto: Rispondi citando

Puro Veleno ha scritto:
Davvero vorremmo che il fumetto fosse ancora relegato nel ghetto delle letture per bambini e adulti ritardati?
Davvero desideriamo tutti leggere solo cose semplici che non impongano ai neuroni il minimo sforzo?
Davvero vogliamo occuparci del fumetto solo come lettura spensierata e non come momento di discussione/dibattito/approfondimento/conoscenza degli autori che stanno dietro ?


pippo ha scritto:


boh dipende
confesso che a volte a furia di leggere troppe discussioni sui fumetti nei forum un po' la voglia mi passa

E' vero Alex, te lo dico per esperienza personale. Wink
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La vita è fatta di scelte. Di alcune ci pentiamo, di altre siamo fieri. Siamo quelli che decidiamo di essere.
Graham Brown.

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